La Bardot vuol diventare svedese «Francia addio, lì sono ecologisti»

Eleonora Barbieri

Questa volta a smuovere B.B. sono stati i visoni. Lei, l’icona di Francia, ormai concede il suo nome soltanto alla Fondazione Brigitte Bardot, quella «per la protezione degli animali selvaggi e domestici». Per il resto, non c’è altra causa che le interessi, altro impulso che la possa spingere a lasciare il suo isolamento. E, ora, a quanto pare, ha anche perso ogni motivazione per rimanere nel suo paese: disgustata dalle politiche galliche che non tutelano i suoi amici, ha annunciato intenti di trasferimento nella nordica Svezia, ben più attenta ai diritti degli animali.
L’altro giorno ha scritto una lettera al primo ministro svedese Göran Persson esprimendogli tutta la sua ammirazione per il sincero impegno animalista che pervade la sua nazione, «una delle poche - riportava ieri il quotidiano The Independent citando le parole di B.B. - che prenda davvero in considerazione il benessere degli animali». La Svezia ha infatti proposto alla Commissione europea di introdurre regole più rigide per l’allevamento dei visoni. Le pellicce sono nel mirino della Bardot fin dalle prime campagne, nella metà degli anni Settanta e, perciò, l’iniziativa della Svezia non poteva che suscitare la sua ammirazione. Lo stesso non si può dire dell’esecutivo guidato da Dominique De Villepin, visto che è stata proprio la Francia a criticare la proposta svedese: «L’intervento del mio governo mi fa vergognare» ha spiegato l’attrice, così indignata da aver preso in considerazione l’ipotesi si lasciare la sua terra che, ormai, non la merita più. Il simbolo di Parigi, la donna il cui corpo ha ispirato gli scultori alle prese con la Marianna, l’emblema nazionale francese, non si trova più in sintonia con il suo paese, che non comprende le sue battaglie che, anche il mese scorso, l’hanno spinta fino a Bruxelles, dal commissario all’ambiente Stavros Dimas, per perorare una serie di misure contro il commercio della pelle di cani e gatti. Brigitte ha chiesto anche che, prima del macello, sia obbligatorio stordire gli animali, una norma da lei già invocata in gennaio in occasione della festa musulmana di Aid-el-Kebir, che prevede il sacrificio dei montoni: allora, l’attrice 72enne si era rivolta al ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy, accusandolo di «vigliaccheria». Le foche del Canada, gli orsi bianchi della Groenlandia, i cani randagi a Bucarest, i lupi in Alaska, gatti e piccioni avvelenati per paura dell’influenza aviaria: la Bardot si muove su ogni fronte, ma tiene d’occhio soprattutto la Francia. Gli animali all’Eliseo per lo spettacolo di Natale («sono costernata e inorridita» ha scritto nel dicembre scorso al presidente Chirac), i lupi abbattuti in percentuale superiore a quella consentita dall’Unione europea e, ora, nessun rispetto per i visoni. È troppo, ha detto B.B.


«Al contrario di Greta Garbo, che ha lasciato la Svezia per trascorrere i suoi ultimi giorni negli stati Uniti, io potrei abbandonare la Francia e concludere la mia esistenza in Svezia: mi sento molto più vicina alla sensibilità svedese che all’insensibilità dei francesi». Forse gli svedesi sapranno accoglierla con la sensibilità del caso.

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