Bari, il boss: "Votiamo per il Pd"

L’inchiesta sui clan e i colletti bianchi. I mafiosi intercettati appoggiano l’uomo che diventerà vice presidente della Provincia

Bari, il boss: "Votiamo per il Pd"

Bari - Una valanga di documenti, una montagna di carte per ricostruire gli affari gestiti da un bancarottiere considerato il riciclatore delle cosche, un affare da capogiro per la realizzazione di un colossale centro universitario: c’è tutto questo nell’inchiesta «Domino», l’indagine che ha provocato un vero e proprio terremoto a Bari, dove i militari della Guardia di finanza hanno portato alla luce il volto imprenditoriale della criminalità barese, capace di ripulire una valanga di denaro con rigorosi criteri manageriali e una strategia che prevedeva investimenti nel mattone e in attività commerciali.
In tutto gli indagati sono 129, compresi la parlamentare del Pdl, Elvira Savino, e professionisti della Bari-bene tra i quali sei direttori di banca e tre avvocati. E nei confronti di due legali il gip ha disposto l’interdizione professionale per due mesi: si tratta di Gianni Di Cagno, ex componente laico di centrosinistra del Csm, molto noto nella sinistra barese e considerato un uomo di fiducia di Massimo D’Alema, e di Onofrio Sisto, esponente del Partito democratico, ex vice presidente della Provincia.

Nelle indagini figurano numerose intercettazioni telefoniche. In una spunta un riferimento a una campagna elettorale, come riportato in una delle 1.595 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare. In quel passaggio il gip si occupa della condotta degli avvocati Sisto e Di Cagno definendo «inquietante» il tenore di alcune conversazioni: «È stato riscontrato che anche altri esponenti di spicco del clan facente riferimento a Stramaglia Angelo Michele sapevano dell’importante ausilio fornito dall’avvocato Onofrio Sisto nell’affare relativo alla costruzione del Centro Universitario Integrato di Valenzano». Successivamente il gip scrive che «tale considerazione scaturisce dall’ascolto di una conversazione intercorsa tra Nicola Settanni (genero del defunto boss Stramaglia) e Vito Valenzano (luogotenente di Stramaglia). Nel colloquio – aggiunge il magistrato - il Settanni riferiva dell’affare che il suo «compare Michele» (il riferimento – precisa il gip - era al Labellarte come da indicazione fornita dal Valenzano) stava realizzando e che riguardava appunto la costruzione di alloggi per studenti. Al riguardo – scrive il giudice per le indagini preliminari – Nicola Settanni metteva in stretta relazione tale «progetto», in cui si diceva interessato, con la figura dell’avvocato Sisto Onofrio, vice presidente della Provincia, sottolineando che «loro (come organizzazione) – puntualizza il gip – lo avevano anche appoggiato durante la campagna elettorale». Nicola Settanni, riferendosi a Labellarte, dichiara che «sta facendo un qualcosa con la Provincia»; inoltre, sempre Settanni precisa: «Lo sai che Sisto è il vice presidente della Provincia?» e successivamente afferma: «... noi facemmo tutta la campagna elettorale».

Le indagini della GdF sono concentrate sugli affari di Labellarte che - secondo il gip – aveva rapporti di «inquietante promiscuità» con gli

avvocati Di Cagno e Sisto. «Va evidenziato che questi ultimi – scrive il gip – in data 29.12.2005 hanno costituito una società unitamente al principale prestanome del Labellarte» e ad altri. I legali respingono le accuse.

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