Napoli - Chissà come reagirebbe, Giuseppe Di Vittorio, lo storico segretario della Cgil, rinata dalle ceneri della seconda guerra mondiale, alla notizia che i suoi eredi, per sconfiggere la piaga della disoccupazione in Campania (circa un milione e duecentomila senza lavoro), si sono messi a organizzare corsi di formazione per aspiranti deejay. Il sindacato rosso, ha condotto e portato a termine questa rivoluzionaria operazione, con un altro operaista convinto: Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania, ingraiano all'epoca in cui andavano di «moda» i caschi gialli dell'ex Italsider di Bagnoli.
Cgil e Bassolino sono infatti scesi in pista (da ballo) per formare la classe dirigente deejay del domani. Dopo le «veline alle vongole» (estate 2003), che sognavano di emulare Elisabetta Canalis o Maddalena Corvaglia, Laura Freddi o Miriana Trevisan, Antonio, assediato dai problemi della monnezza, con annessa inchiesta giudiziaria nella quale è imputato, ora pensa a una regione con tanti aspiranti Linus e Amadeus.
Va subito detto che le disastrate casse regionali campane, contrariamente a quanto avvenne per le «veline», create dalla società di produzione «First Tel Srl», non sborseranno un solo euro: il ruolo di Palazzo Santa Lucia, in questa vicenda, è meramente burocratico. La Regione Campania, infatti, ha rilasciato nel 2002 un certificato di accreditamento alla «Smile», ente di formazione della Cgil, con una delibera, la numero 3927.
Il corso, che sarà sponsorizzato dall'azienda americana di prodotti specializzati «American Audio e da Start Up audio», non sarà gratis per gli aspiranti disc jockey. Gli allievi pagheranno al sindacato rosso un centinaio di euro al mese. Se si considera che le lezioni avranno una durata di otto mesi, per un totale di almeno 40 ore, i giovani disoccupati verseranno al sindacato operaio, intorno agli 800 euro.
Ma per coloro che dovessero spuntarla e riuscire quindi ad esercitare quello che, secondo una indagine del Censis, viene considerato il quinto mestiere più bello del mondo, le prospettive economiche sono buone, se non addirittura esaltanti. Infatti, il cachet di un dj, dal meno quotato al più affermato, va dai 60 ai 15 - 20 mila euro. E i giovani disoccupati napoletani sognano: «La disoccupazione sta per diventare un brutto ricordo: presto in Campania, noi giovani lavoreremo tutti nelle discoteche. Bassolino le farà costruire ovunque, nelle fabbriche, a lavoro terminato, nelle scuole, al posto delle serali, per tutti i dipendenti del pubblico impiego», commenta ironico un disoccupato organizzato.
Sontuosi i riconoscimenti per i migliori allievi disc jockey, che potranno godere di tre borse di studio, offerte dagli organizzatori: uno sconto del 50 per cento sul corso, per il primo classificato, un lettore cd, chiaramente griffato, per il dj finito al secondo posto e un buono per l'acquisto di cd musicali, al terzo arrivato. Una motivazione in più, per questi ragazzi, che vedono un futuro roseo, finalmente a portata di mano.
I corsi (tre livelli, da principiante a provetto dj), avranno inizio la settimana prossima.
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