da Roma
Ministro Renato Brunetta, questa volta la sua popolarità e seriamente a rischio. Con un colpo solo avete eliminato i fondi per gli aumenti e quelli per i premi...
«C’è troppo nervosismo sul contratto dei pubblici dipendenti».
In parte giustificato, visto che gli statali - anche se temporaneamente - si sono trovati un’altra volta senza fondi per gli aumenti in Finanziaria...
«Tanto rumore per nulla. Il problema non esiste. Le risorse per fare un contratto onesto ci saranno e io voglio farlo».
Quindi comincerete a trattare con i sindacati?
«Ho già detto all’Aran (l’agenzia che conduce le trattative per lo Stato, ndr) di definire il calendario per fissare fin dalla prossima settimana gli incontri con le organizzazioni sindacali per il rinnovo del contratto. Ma c’è ancora di più».
Dica...
«In questi indirizzi non ho solo indicato come obiettivo quello del rinnovo del contratto sulla base di quanto stabilito nel Dpef, ma ho anche stabilito che l’Aran avvii una discussione sulla riforma del modello contrattuale, in parallelo a quanto sta avvenendo nel settore privato, tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Quindi l’Aran non si occuperà più solo della trattativa sugli aumenti di questo biennio, sarà il luogo nel quale si discute di tutto: degli aumenti decisi a livello decentrato, dei premi per i meritevoli e di tutta la riforma della pubblica amministrazione. Con l’obiettivo di chiudere già nel 2009».
I sindacati lamentano che il taglio dei «premi» contenuto nella manovra si farà sentire subito il prossimo anno e che un eventuale restituzione avverrà solo dal 2010. Sta dicendo che non sarà così?
«Sono state tagliate le risorse che alimentavano la cattiva contrattazione. Io sto ripristinando le stesse somme, se non di più, in un fondo che finanzi la contrattazione buona, quindi quella di secondo livello fatta secondo modalità nuove. Basta soldi distribuiti a pioggia. E questo dovrà avvenire il prima possibile, in modo che già nel 2009 si possa partire con la sperimentazione».
I soldi però, almeno al momento, non ci sono...
«Le risorse le sto definendo io attraverso risparmi sulle consulenze».
...e basteranno?
«Sono oltre il miliardo di euro. E in parte cospicua serviranno a finanziare le novità che si riusciranno a realizzare. Io voglio cambiarlo il pubblico impiego e voglio anche fare il contratto. Per questo sono il primo a essere interessato ad avere le risorse necessarie».
In questa fase ammetterà che trovare il consenso non sarà facile...
«Io ho già incassato quello di regioni, province e Comuni».
Di questi tempi?
«È perché sono bravo... Li ho coinvolti pienamente e siamo dalla stessa parte. Nei giorni scorsi, mentre volavano coltelli, bombe molotov e kalashnikov tra governo e autonomie locali, io ho affrontato con loro il tema dei dipendenti pubblici».
E come è andata?
«Colombe, sorrisi, fair play. D’accordo con tutti: Leonardo Domenici dei Comuni, Vasco Errani delle regioni, con le province... Il che dimostra che il tema della riforma della contrattazione è bipartisan. Interessa tutti e anche il sindacato deve entrare in questo processo costituente».
Ne è sicuro?
«Il taglio alle consulenze è un’operazione straordinaria che le organizzazioni sindacali avevano sempre auspicato e io ho realizzato. Aspetto che mi facciano un monumento. Magari me lo faranno veramente quando chiuderemo il contratto e avremo le nuove regole».
Per il momento Cgil, Cisl e Uil abbozzano l’idea di uno sciopero generale...
«Mi chiedo come lo giustificheranno».
Se rientra la questione dei fondi, rimane quella dell’inflazione programmata all’1,7 per cento che non ritengono sufficiente.
«Appunto, mi chiedo come lo giustificheranno con i loro iscritti del settore privato che hanno prospettive peggiori. Suvvia, siamo seri. Possono anche fare la faccia feroce di circostanza, quella da inizio trattativa, ma poi vadano al sodo. Hanno un ministro che vuole fare il contratto, un ministro e un governo che vogliono innovare. E le risorse ci sono».
Se fosse così non avrebbe resistenze. C’è dell’altro?
«C’è l’unica fondamentale condizione. Indietro non si torna. Mai più come prima, su questo non si arretrerà di un millimetro.
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