Basta con le prese in giro: non si studia in spiaggia

AL MARE È arrivata in Italia la moda delle ripetizioni private sotto l’ombrellone

Tra le personalità che nel corso dei secoli hanno nutrito avversione nei confronti della matematica, c’è stato Giovannino Guareschi. Parlando dei suoi anni scolastici, l’autore del Don Camillo scrisse: «Ho giurato odio eterno alle matematiche sin dal giorno in cui, davanti ai miei occhi stupiti di bambino, apparve - dalla copertina di un quaderno - l’orrendo spettacolo di una tavola pitagorica».
Odio condiviso dal sottoscritto, che a causa della matematica fu bocciato in seconda media. In quella occasione fu rimandato a settembre (come si diceva una volta) e quando si presentò al professore che gli aveva fatto passare le vacanze a casa, fece scena muta all’orale e redasse uno zibaldone di fesserie allo scritto. Il 3 comminatogli a giugno fu confermato a settembre, e - come detto - perse l’anno.
In realtà, fui respinto perché mio padre non aveva i mezzi economici per pagare un professore privato, e io dovetti studiare da solo (un asino che fa lezione a se stesso). L’impegno ci fu, ma non bastò. Tutto ciò che mio padre - anche lui, come tutta la famiglia, a digiuno di matematica - potette fare, fu di assistermi nello studio, badare a che mi esercitassi tutti i giorni, ricordarmi ad ogni momento il mio dovere di figlio e di studente. Lui non aveva il becco di una lira, e perciò niente villeggiatura, ma se anche avesse avuto qualcosa, non l’avrebbe spesa per portarmi al mare o in montagna, poiché considerava il mio rimando una giusta punizione per il mancato impegno scolastico.
Oggi i genitori la pensano diversamente. Se un figlio ha avuto un debito formativo, se è stato bocciato, se ha massacrato di botte un compagno, se ha allagato la scuola, se ha palpeggiato le insegnanti di italiano, storia, geografia, disegno, invece di dargli un calcio alla Levratto (Levratto, giocatore degli anni Venti, faceva dei tiri micidiali), il genitore è dispostissimo a perdonare, e finanche a premiare, secondo una moderna pedagogia (la pedagogia dei somari), la quale sostiene che un dono, una gratificazione, una strenna natalizia fatta a chi meriterebbe tutto fuorché regali, possono fungere da sprone a ben fare. Devono pensarla così quei papà e quelle mamme che invece di ammonire i propri rampolli ruspanti che hanno riportato insufficienze in varie materie; invece di costringerli a uno studio serio fatto nel chiuso di una stanza e con tanto di professore al fianco, hanno creduto opportuno mettergli accanto una specie di tutor estivo (e poi dicono che gli italiani non rivogliono il maestro unico!), un tutor che si stende sulla sdraio accanto al loro pargolo (alla loro anima innocente, alla propria creatura) la quale per nessuna ragione al mondo deve rinunciare alle vacanze.
Sto parlando di una formula denominata «Teach on the beach» (letteralmente «insegnare sulla spiaggia») che da quest’anno è applicata sulle nostre spiagge, da Palinuro alla Costa Smeralda. Tale formula prevede che un professore faccia lezione privata a uno studente, per la cifra di 15 euro l’ora. Lo studente è denominato «cliente», e in genere non si va oltre le due ore giornaliere. «Cifra modica - dichiara uno di qu sti precettori marini (balneari, termali, chiamateli come volete) - dal momento che una lezione al chiuso, fatta da professori veri, costa non meno di 35 euro». Prego notare quel «veri». Come ad ammettere che loro sono delle imitazioni, dei falsi cinesi ambulanti. Mi domando: che razza di preparazione potrà essere quella di uno studente che mentre presta orecchio alla voce del professore di filosofia (magari nel momento in cui spiega Agostino) ascolta «Abbronzantissima» di Vianello o «Con le pinne fucile ed occhiali»? o mentre disegna sul quaderno un solido di rotazione, gli passa davanti una tedesca in topless facendogli roteare gli occhi?
Ma finiamola con queste prese in giro! Non è così che si affronta un esame, non è così - soprattutto - che si educa un ragazzo. Riconoscere la svogliatezza di un figlio, la poca applicazione agli studi, il minimo impegno a scuola, e far finta di niente, ignorando l’insegnamento che è dietro una bocciatura o un brutto voto in condotta, e anzi, premiare il ragazzo, è dargli la peggiore educazione. In spiaggia sarà pure lecito andare; un ricambio, anche per i somari, ci può stare. Ma portare il precettore a mare è una pagliacciata.

Lo studio è una cosa seria, e va fatto nei modi, nei tempi e nei luoghi giusti. Il luogo non può essere che il chiuso (e il silenzio) di un’abitazione, e se proprio si vuole studiare a mare, si andasse all’Isola del diavolo (vedi Caienna) e non alle Bahamas.

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