Bce, compito sempre più difficile Trichet costretto a restare fermo

Ancora fermo. Anche se da più parti, e con sempre maggiore insistenza, gli si chiede di seguire l’esempio della Federal Reserve. Mancano ancora sei giorni alla riunione della Bce, ma tutto appare già scritto: Jean-Claude Trichet lascerà invariati i tassi al 4%, preferendo continuare a rifornire i mercati della liquidità necessaria per sostenerli.
L’istituto di Francoforte ha infatti deciso di estendere, dal 28 dicembre al 4 gennaio, la durata della propria operazione di rifinanziamento ordinaria del 19 dicembre. La mossa, annunciata ieri, non ha prodotto però gli effetti auspicati: per il secondo giorno consecutivo, l’Euribor è volato ai massimi storici, attestandosi al 4,822%, record dal maggio del 2001, quando però il tasso di riferimento della Bce era al 4,75%.
Trichet non cambierà comunque idea, in attesa di collezionare maggiori informazioni sull’andamento dell’economia, anche alla luce dello scatto in avanti - intollerabile per l’Eurotower - dell’inflazione, schizzata in novembre al 3%. Molti analisti, però, chiedono una politica più espansiva, per evitare il rischio di una recessione. Il 6 dicembre saranno diffuse le nuove stime di crescita, che saranno «considerevolmente» riviste al ribasso, secondo una fonte di Francoforte. Ma le parole che Trichet pronuncerà sulla variabile-prezzi potrebbero evidenziare un’eventuale stretta del costo del denaro nel 2008. Stretta che alcuni falchi nel consiglio vorrebbero già ora alla luce della corsa del carovita. La stessa fonte interna alla Bce ha infatti sottolineato - riporta Bloomberg - che il consiglio direttivo è davanti a un «reale dilemma» a causa dell’impennata dell’inflazione e che un nuovo giro di vite non è escluso.

Nell’ampio quadro di cui l’Eurotower deve tener conto per valutare la situazione macroeconomica, c’è anche il nodo dei cambi, con una tendenza di fondo al deprezzamento del dollaro sull’euro che potrebbe venire esacerbata dal calo del differenziale sui tassi Usa-Ue in caso di un irrigidimento delle redini monetarie.
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