Sulla recessione stanno scorrendo i titoli di coda, ma anche se la ripresa arriverà «prima del previsto» non è ancora il momento di abbassare la guardia, né di rimuovere gli stimoli a sostegno delleconomia. Due le voci, quella della Bce e quella dellOcse, perfettamente intonate sullevoluzione del quadro congiunturale. E se i lunghi mesi di una crisi tanto devastante quanto atipica avevano spesso obbligato Banche centrali e organismi internazionali a rivedere al ribasso le proiezioni sulla (de)crescita, ora si procede in senso inverso: sia lEurotower, sia lorganizzazione di Washington hanno ritoccato verso lalto le stime diffuse nel giugno scorso.
Insomma, lorizzonte è sostanzialmente più sereno. Non al punto da mutare gli indirizzi di politica monetaria della Bce, sia chiaro. I tassi sono rimasti ieri inchiodati al minimo storico dell1%, un livello giudicato ancora una volta «appropriato». Nessuna sorpresa. Meno scontate, invece, le parole pronunciate da Jean-Claude Trichet durante la conferenza stampa: «Non escludo che su base trimestrale si possa assistere a un ritorno alla crescita economica prima della metà del 2010». Il riferimento è a un trimestre rispetto al periodo immediatamente antecedente, non alla dinamica delleconomia su base annua. Resta il fatto che finora il presidente dellIstituto centrale aveva sempre collocato la recovery nella seconda metà del prossimo anno, senza mai sbilanciarsi sulla possibilità di scrivere in anticipo la parola fine sulla contrazione economica.
Lintervento del banchiere francese riflette daltra parte la revisione allinsù delle previsioni trimestrali sul Pil. Per il 2009 gli economisti della Bce si aspettano ora un tasso compreso fra -4,4 e -3,8% (-5,1% e -4,1% nel giugno scorso) e per il 2010 una forchetta compresa tra -0,5% e +0,9% (-1,0% e +0,4%). Sullo stesso percorso, ma limitato al solo 2009, si è mossa lOcse: il Pil delleuro zona non si contrarrà più del 4,1%, ma del 3,9%. Per lItalia il calo passa dal 5,5 al 5,2%, mentre per i Paesi del G7 dal 4,1 al 3,7%. Dunque, «una ripresa più vicina di quanto previsto alcuni mesi fa» e una conseguente attenuazione del «deterioramento senza precedenti» del mercato del lavoro.
Il miglioramento non si tradurrà tuttavia in un recupero a V, cioè rapido. Al contrario, avvertono Bce e Ocse, sarà lento. E non senza insidie. «Prudenza e cautela restano dobbligo», ha detto Trichet, convinto della natura disomogenea della ripresa. LOcse motiva la natura modesta della futura crescita con il nodo della disoccupazione e con la stagnazione delle retribuzioni, che manterrà compressa la domanda interna nonostante la debolezza dellinflazione. La Bce stima un aumento dei prezzi al consumo tra lo 0,2% e lo 0,6% questanno, in leggero rialzo rispetto alla forbice tra lo 0,1% e lo 0,5% calcolata in giugno. Lanno prossimo, secondo i tecnici di Francoforte, l'inflazione dovrebbe invece assestarsi tra 0,8% e 1,6%, contro il range tra 0,6% e 1,4% stimato in precedenza.
Trichet è stato chiaro sulle azioni che andranno intraprese nel prossimo futuro. Per cominciare, «il peggior errore possibile» sarebbe illudersi di esser tornati alla normalità: «Scordiamocelo - ha detto - siamo in un universo che è cambiato. Dobbiamo continuare a fare il nostro lavoro, tutto quello che è stato deciso di fare per rafforzare il mercato va fatto».
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