Beirut, ucciso un generale

La vittima è il comandante delle operazioni dell'esercito libanese Hajj, morto anche l'autista

Beirut, ucciso un generale

Beirut - Un nuovo attentato con autobomba a Beirut, a meno di tre mesi da quello costato la vita il 19 settembre al deputato antisiriano Antoine Ghanem, ha avuto stamani per bersaglio un alto ufficiale dell’esercito, il generale Francois al-Hajj, indicato come possibile successore al comando delle forze armate del generale Michel Suleiman, in caso di sua elezione alla presidenza della Repubblica libanese. Nell’esplosione, avvenuta intorno alle 7 locali (le 6 in Italia) nel sobborgo orientale di Baabda, a maggioranza cristiana, assieme al generale al-Hajj è stato ucciso il suo autista-guardia del corpo, mentre la polizia militare ha arrestato un sospettato.

Autobomba con 10 chili di tritolo Secondo una prima ricostruzione, un’autobomba con una carica di dieci chilogrammi di tritolo è stata fatta esplodere a distanza su un viadotto nei pressi del municipio di Baaba al passaggio dell’auto di Hajj, che stava recandosi al lavoro al ministero della difesa nella vicina Yarze. L’esplosione ha provocato una decina di feriti tra automobilisti e passanti di passaggio e il corpo di al-Hajj, orrendamente dilaniato, è stato scagliato a oltre cento metri di distanza in una scarpata sottostante. Il generale al-Hajj è il primo militare di alto grado ucciso dall’inizio dell’ondata di attentati in Libano, aperta dall’ uccisione dell’ex premier Rafik Hariri nel febbraio 2005 e che esattamente il 12 dicembre di due anni fa era costata la vita anche al deputato e giornalista antisiriano Gibran Tueini.

Stratega delle operazioni contro Fatah al-Islam In veste di comandante delle operazioni dell’esercito, al- Hajj aveva pianificato i combattimenti che - dal 20 maggio al 2 settembre scorsi - hanno contrapposto le truppe governative ai miliziani di Fatah al-Islam, gruppo integralista che s’ispira ad al-Qaida, nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared (100 km. a nord di Beirut). Il ruolo di punta svolto da al-Hajj nella battaglia di Nahr al-Bared lascia perciò sospettare una possibile vendetta degli integralisti legati ad Al-Qaida.

Equilibri politici difficili Ma l’uccisione del generale - un cattolico-maronita originario di Rmeish, al confine con Israele - avviene anche nel momento in cui il Libano è alle prese con un pericoloso vuoto istituzionale, dopo che il mandato dell’ex presidente della Repubblica, Emile Lahud, si è concluso il 24 novembre senza che il Parlamento sia ancora riuscito a eleggerne il successore. Maggioranza parlamentare antisiriana e opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah concordano sulla candidatura del generale Suleiman, ma dissentono sulle modalità di approvazione dell’emendamento alla Costituzione necessario per poter eleggere il comandante in capo dell’esercito alla presidenza della Repubblica - carica che, in base al sistema politico-confessionale del Libano, è riservata a un maronita.

L’uccisione di al-Hajj, candidato in pectore alla successione di Suleiman alla guida dell’esercito, rischia ora di complicare ulteriormente la situazione, mentre il Parlamento - dopo otto successivi rinvii - è stato convocato lunedì prossimo per cercare di eleggere il nuovo presidente, ma un’intesa tra maggioranza e opposizione rimane lontana.

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