Politica

La bella vita del monsignore con le offerte dei parrocchiani

Con i soldi raccolti durante le messe, più di 830mila dollari, si era comprato orologi, viaggi e frequentava ristoranti chic

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

Dopo aver trascorso anni d'oro, come titolare della parrocchia di St John The Martir in uno dei quartieri più chic di Mahnattan monsignor John Woolsey rischia quindici anni di carcere. L'accusa, secondo il procuratore Mattew Amatruda è di appropriazione indebita di 836,744 dollari sottratti dal cestino delle elemosine. La somma sarebbe stata usata dall'intraprendente monsignore per collezionare orologi Rolex, Breitling, Omega e Breguet, per trascorrere ore in grazia di dio sui campi da golf in Florida, in Vermont ed addirittura in Spagna e per dedicarsi ad un altro dei suoi hobby preferiti: mangiare e bere come dio comanda in ristoranti di lusso.
Prestante ed abbronzatissimo, con un fisico che non denuncia i 67 anni compiuti, ieri monsignor Wolsey si è dichiarato «non colpevole» di truffa aggravata, frode ed evasione fiscale. Il giudice Michael Ambrecht lo ha lasciato a piede libero ma gli ha vietato di rinnovare il passaporto che sta per scadere. «L'unico denaro speso dal mio cliente per sé - ha spiegato l'avvocato Nicholas De Feis - è quello dato dai parrocchiani per spese personali. Sapevano del magro stipendio della diocesi di soli 15mila dollari l'anno e l'aiutavano perché svolgeva uno splendido lavoro». Secondo il procuratore Amatruda invece monsignor Wolsey ha speso circa 200 mila dollari in orologi di gran marca. Sulla sua carta di credito, pagata con assegni della parrocchia, ci sono cene in ristoranti del calibro di Petaluma dove un primo può costare 25 dollari ed un secondo 28. Un altro locale preferito dal monsignore è Lennox Room dove un antipasto misto di pesce costa 70 dollari.
Monsignor Woolsey è stato reggente della parrocchia di St John dal 1997 al 2003. Il furto delle elemosine è soltanto uno degli episodi che lo hanno messo nei guai. È stato denunciato anche dalla famiglia di una parrocchiana che lo ha nominato suo erede. La donna, Rose Cale, 88 anni è morta nel gennaio nel 2003 ed aveva un patrimonio valutato 1.3 milioni di dollari. Ha lasciato al monsignore 500mila dollari con i quali si comprato un appartamento sul mare in New Jersey. Con la citazione in tribunale per circonvenzione di incapace fatta dagli eredi di Rose Cale, è stato chiamato in causa anche il fisco. Altri due parrocchiani a questo punto hanno lamentato lasciti per 47mila dollari da parte di parenti anziani al prete. Gli eredi di Rose Cale hanno addirittura chiamato in causa la diocesi di New York nella persona del cardinale Edward Egan.
«Se si guardano gli scandali in cui sono coinvolti i preti in questo paese - ha commentato Larry, un fedele che preferisce non essere citato col nome intero - siamo di fronte ad un fatto increscioso ma senza danni gravi. Il monsignore non ha fatto del male a dei ragazzini. Si è limitato ad alleggerire gente che in ogni caso non aveva bisogno di questo denaro per sopravvivere». Essere generoso con i soldi degli altri è facile e non tutti la pensano come Larry. «È una vergogna - ha spiegato una parrocchiana di St John the Martir - questo prete usava il denaro del cesto delle offerte. Mi sento derubata spiritualmente.

Il pensiero di aver affidato per più di sette anni la mia fede ad un individuo simile mi fa venire i brividi».

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