da Milano
«Un incontro assolutamente soddisfacente» dice Silvio Berlusconi. «Abbiamo trovato la quadra» commenta Umberto Bossi. Insomma, il vertice di via Bellerio tra il futuro premier e la Lega è andato bene. Il Carroccio rinuncia al vicepremier e ottiene quattro ministeri, di cui uno pesante. Clima disteso, toni amichevoli, la soluzione è stata trovata senza troppa fatica, anche se gli ultimi dettagli saranno messi a punto martedì a Roma.
I leghisti hanno molto apprezzato l’atto di cortesia di Berlusconi, che è andato a trovarli in casa loro, nella storica sede milanese del Carroccio. «Visto che Bossi è venuto da me ad Arcore tantissime volte, ho ritenuto di andare io da lui» ha spiegato il leader del Popolo della libertà. Un gesto simbolico di disponibilità che ha aiutato la Lega a fare un passo indietro sul vicepremier. Roberto Calderoli, che era stato indicato dal Senatùr come numero due dell’esecutivo, sarà sì al governo ma da ministro all’Attuazione del programma. Un «atto di responsabilità» che si unisce alla rinuncia alle pretese sulla Lombardia.
La Lega in cambio ha ottenuto una forte visibilità romana con quattro ministeri, uno dei quali nato dallo «spacchettamento» delle Riforme in Federalismo e Programma (che dovrebbe avere qualche delega legata alle Attività produttive). A meno di «sorprese» dell’ultima ora (che qualcuno dal Carroccio continua a non escludere, anche perché Berlusconi ha spiegato che deve risolvere alcune questioni con i suoi) Roberto Maroni sarà all’Interno, Umberto Bossi alle Riforme federaliste, Luca Zaia o Gianpaolo Dozzo all’Agricoltura. Resterebbe fuori Roberto Castelli (candidato naturale al ministero della Giustizia), che sembrerebbe destinato a essere viceministro alle Infrastrutture con delega al Nord e che alcune voci vogliono in corsa per la provincia di Bergamo. Ma è proprio il ruolo di Castelli a sollevare in qualcuno il dubbio che i giochi non siano del tutto fatti come sembrerebbe e che l’ex ministro possa tornare in corsa per via Arenula.
«Sono stato bravo e paziente, anche se in questi giorni molti mi hanno rotto le scatole...» sintetizza Bossi alla fine della lunga giornata. L’incontro con Berlusconi è durato due ore, poi il leader del Carroccio è rimasto a parlare a lungo prima con Roberto Maroni e poi con Roberto Calderoli. Al vertice in via Bellerio hanno partecipato anche Roberto Cota e gli azzurri Aldo Brancher e Valentino Valentini.
La Lega ha abbandonato le pretese sulla Lombardia e anche se non formalizza la rinuncia per le elezioni del 2010, al momento non fa pressioni e subordina la richiesta alle decisioni di Berlusconi. Alla guida della Regione resterà Roberto Formigoni, deciso a presentarsi nel 2010 per il quarto mandato al Pirellone (a meno che nel frattempo non si creino altre soluzioni a livello nazionale), così da poter seguire fino in fondo l’Expo 2015 appena conquistata da Milano e per la quale anche la Regione giocherà un suo ruolo organizzativo.
Un incontro definitivo tra Berlusconi e Formigoni è in calendario per domani ad Arcore, ma sembrano ormai chiari i contenuti della proposta del leader del Pdl, che ha prospettato a Formigoni un ruolo di primo piano da coordinatore del partito. Uomini vicini al presidente della Lombardia si dicono anche convinti che il futuro premier porterà al governo un formigoniano.
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