Nessun problema per i fondi destinati all’Expo. «Dal governo - ha spiegato ieri il premier Silvio Berlusconi durante un convegno a villa Madama - c’è l’assicurazione che saranno garantite le infrastrutture di collegamento con gli aeroporti. Inoltre, c’è l’impegno per Milano affinché le infrastrutture siano pronte per il 2015, quando la città diventerà la vetrina dell’Italia in tutto il mondo». Parole destinate a spegnere le ormai ricorrenti polemiche sull’intenzione di Roma di defilarsi. Con una serie di sforbiciate ai budget promessi al momento di conquistare la candidatura di Milano nell’assemblea del Bie a Parigi il 31 marzo 2008.
E così il nuovo fronte aperto è quello delle aree di Rho-Pero. Oltre un milione e 280mila metri su cui dovranno sorgere il villaggio Expo e tutte le strutture temporanee. Un’operazione da 800-900 milioni di plusvalenza. Terreni di proprietà di Fondazione Fiera Milano, della Camfin, di EuroMilano, della società Belgiosa (controllata dalla famiglia Cabassi), di Poste italiane e del Comune di Milano destinati a veder moltiplicato il loro valore diciotto mesi dopo la chiusura dell’Expo. Quando i privati ne torneranno in possesso e saranno state trasformate, come con un tocco di bacchetta magica, da agricole a residenziali. Un mega business per i privati, sul quale le istituzioni oggi posano lo sguardo. Cominciando a riflettere se non sia il caso di sostituire l’attuale convenzione per il comodato d’uso con l’acquisto vero e proprio dell’intera area.
Con Regione Lombardia a far da motore dell’iniziativa. Anche se da lì invitano alla prudenza. Il tema delle aree, almeno ufficialmente, non è all’ordine del giorno del cda di Expo in agenda domani. «È comunque da tempo - trapela dal Pirellone - che la società Expo 2015 S.p.A. sta operando per rivedere e consolidare le previsioni del dossier di candidatura con un lavoro che infatti ha già condotto alla revisione del master plan originale, di cui il nuovo concept - recentemente presentato – testimona l’avanzamento». Di fatto con i proprietari delle aree esiste un pre-accordo sulla base del quale il progetto è stato impostato e tutt’ora procede. «Questo accordo - spiegano in Regione -, reso necessario fin dalla fase di candidatura per poter dimostrare la disponibilità delle aree, tutela adeguatamente gli interessi pubblici, escludendo qualsiasi possibile ipotesi di speculazione o indebito arricchimento di soggetti privati». Nonostante questo sembra chiaro che «tra i compiti della società, all’interno del percorso che porterà alla progettazione finale dell’evento, certamente c'è anche quello di ottimizzare l’impiego delle risorse finanziarie. In questa prospettiva, se la società riterrà di proporre nuovi scenari, anche relativamente alle aree, questi verranno sottoposti a tutti i soci per valutare quelli ritenuti maggiormente interessanti». Il piano c’è. E la Regione lo sponsorizza.
Un’operazione che non piace a alla Lega e che lascia piuttosto freddo anche Palazzo Marino. Poco propenso a un pesante indebitamento con relativa accensione di mutui per farvi fronte. Nessuna posizione ufficiale, ma all’interno c’è chi pensa che «l’accordo con i privati fatti a suo tempo sia soddisfacente». E fa notare come oggi il costo dell’area sia piuttosto consistente. E la decisione di acquistarla un rischio finanziario eccessivo. Semplicistica l’idea di comprare a buon mercato oggi per valorizzare domani.
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