Milano - "Io voglio bene a tutti, voglio il bene di tutti, non capisco perché mi odino così". E' questo il pensiero fisso di Silvio Berlusconi da quando si è svegliato al San Raffaele dopo la prima notte con il volto gonfio e fasciato e il mal di testa che non lo ha lasciato in pace un attimo. L'amarezza del Cavaliere per il clima di odio che ha portato al gesto inconsulto di Massimo Tartaglia, ricorre nei racconti di chi è andato a trovarlo nella sua stanza d'ospedale. Un Berlusconi ancora sotto choc per i contorni della aggressione subita così come per il dolore fisico. Un dolore che gli consente di alimentarsi a fatica e che anche a guardare il bollettino medico è "purtroppo persistente". Si è trattato di un colpo molto serio, infatti, che, come dice il ministro dell'Interno Roberto Maroni avrebbe potuto ucciderlo, e che in ogni caso gli ha fatto perdere molto sangue, gli ha causato la rottura del setto nasale e di due denti. E dovrà restare in ospedale almeno altre 36 ore.
La degenza al San Raffaele Secondo quanto riportato dal portavoce Paolo Bonaiuti, in queste ore Berlusconi "è un po' affaticato e sofferente, sente le conseguenze del colpo di ieri, ha avuto un forte mal di testa". Bonaiuti ha, infatti, riferito che "tante persone chiamano, anche tutti i leader stranieri". "Berlusconi - ha poi aggiunto - vorrebbe rituffarsi nella consueta attività di sempre, che è frenetica, ma anche i medici dicono che ci vuole un momento di circospezione e cautela". "Il Presidente è un leone, un grande combattente e metabolizzerà anche questo attacco improvviso che è avvenuto nella sua Milano". "Ha ricevuto i presidenti Fini e Schifani e ha parlato con Bersani e Penati. È stato operativo ma ora gli abbiamo imposto un pò di riposo. Ancora per qualche giorno dovrà riposare».
Don Luigi Verzè, presidente del San Raffaele, ha raccontato di aver trovato Berlusconi "umiliato, non tanto dal fatto traumatico ma da quello che esso rappresenta: l’odio". A lui il premier ha detto: "Io voglio bene a tutti, voglio il bene di tutti, non capisco perché mi odino a questo punto". "Stamattina - ha poi continuato don Verzè - ho detto al premier che quanto avvenuto ieri sera in piazza del Duomo è un monito a lui e al Paese. Monito che poi ho ripetuto al presidente Fini e al segretario del Pd Bersani. Occorre modificare la Costituzione Italiana". "Il resto che mi ha detto - ha concluso - appartiene a lui e a me".
Bossi: l'ho preso in giro sul pugilato "È stanco ma lucido, abbiamo parlato anche di politica", ha detto il leader della Lega Umberto Bossi dopo la visita a Berlusconi. Che cosa vi siete detti? "Ho scherzato un pò con lui parlando di pugilato - ha spiegato Bossi - e gli ho detto se aveva fatto un incontro di boxe e che le aveva prese...". "Secondo me comunque adesso - ha concluso Bossi - ha bisogno di riposare e li dentro c’è tutto un via vai di gente, per cui riposare è difficile".
Scongiurato l'intervento chirurgico "Ci riserviamo di valutare domani, sicuramente non verrà dimesso nella giornata di oggi", ha fatto sapere il primario Alberto Zangrillo assicurando che non sarà necessario intervenire chirurgicamente per rimediare alle conseguenze dell’aggressione subita ieri. Berlusconi è sottoposto a terapie antibiotiche e analgesiche per contrastare la sintomatologia dolorosa, ha aggiunto Zangrillo. Il premier non sarà dimesso oggi "ma ci riserviamo di prendere domani una decisione". Il presidente è sereno e tranquillo, ha detto Zangrillo aggiungendo che però Berlusconi è amareggiato ma ha passato la notte tranquillamente. Il primario ha anche aggiunto che l’ematocrito è un valore che determina la quantità del sangue e che Berlusconi è stato sottoposto a due prelievi che hanno constatato uno stato di anemizzazione compatibile con il sanguinamento, visto che ha perso circa mezzo litro di sangue.
Le visite in ospedale Questa mattina, di buonora, sono giunti al San Raffaele a far visita al premier il ministro del Turismo Maria Vittoria Brambilla, il viceministro alla Sanità Ferruccio Fazio e il sindaco di Milano Letizia Moratti. Poi è stata la volta dei presidenti delle Camere, Gianfranco Fini e Renato Schifani, e del leader democrati, Pierluigi Bersani, di Ignazio La Russa e di Fedele Confalonieri. "Al di là del dolore fisico lo fa soffrire l’odio politico trasformato in aggressione - ha detto Schifani - è dovere di tutte le forze politiche fare un punto su questa vicenda e fare in modo che in Italia questa spirale di violenza politica si fermi, perchè mette a rischio la pacifica convivenza democratica di questo paese".
La Russa "Mi è sembrato molto contento di vedere Fini. È stato un incontro umano nel quale non si è parlato di politica", ha raccontanto il ministro della Difesa. "Io ho accompagnato Fini. Sono entrato solo un minuto alla fine. Berlusconi mi è sembrato reattivo, ma a dire che sta bene ce ne corre".
Rammarico e vicinanza dall'estero "Affettuosa" telefonata del presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy che ha voluto sincerarsi delle condizioni di salute del premier dopo l’aggressione subita ieri ed esprimergli vicinanza e solidarietà. Anche papa Benedetto XVI ha indirizzato al premier un telegramma in cui esprime conforto e vicinanza. Preoccupazione aveva espresso ieri sera il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, rilevando che l’aggressione "è un fatto molto grave e preoccupante, che manifesta il rischio reale che dalla violenza delle parole si passi alla violenza nei fatti. Ogni violenza - aggiungeva - va fermamente condannata senza incertezza da tutte le parti politiche e dalle diverse componenti della società". Il segretario di Stato americano Hillary Clinton, in un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri Franco Frattini, si è informata sulle condizioni di salute del premier e ha trasmesso a quest’ultimo un messaggio di "solidarietà e pronta guarigione".
Aggressione, le testimonianze "L’aggressore di Berlusconi era vicino a me anche se inizialmente non l’avevo notato. Poi ho sentito il rumore seguito al colpo inferto sul viso del premier e subito dopo ho visto questa persona (Tartaglia ndr), fuggire; ho intuito che fosse successo qualcosa di grave, considerato il grande caos, e prontamente, con l’aiuto di altre persone che erano con me, l’abbiamo bloccato e immobilizzato, quindi consegnato alle guardie del corpo e agli altri agenti delle forze dell’ordine accorse". Questo il racconto telefonico fatto da Pierluigi Peri, 24 anni, di Lanciano, studente alla facoltà di scienze politiche a Milano, presente ieri al comizio di Berlusconi. "Ero dietro il palco, in prima fila, a tre metri da Berlusconi - prosegue lo studente - perchè sapevo che lui dopo i comizi si concede alla gente". Nei pressi del palco, in piazza Duomo, c’era anche un altro studente lancianese Giampiero Iannone, 28 anni, il quale ha raccontato di essersi prima messo al lato del palco e poi si è spostato anche lui dietro sapendo dell’abitudine del Premier di stringere le mani alla folla. "Berlusconi la stava dando proprio a me la mano, mentre gli facevo una foto, quando di colpo l’ho visto che si accasciava a terra. Di conseguenza ho notato alla mia sinistra Tartaglia, che ha urlato qualcosa contro Berlusconi, ma non ricordo cosa, mentre lanciava un oggetto. Tartaglia, che indossava una giacca di colore grigio, poi ha subito iniziato la fuga ed ho notato che Peri stava indicando l’aggressore agli agenti della sicurezza.
Dopo che è stato fermato ho notato che l’aggressore aveva lo sguardo perso nel vuoto, e guardava come allucinato la gente che gli inveiva contro. Avrei potuto bloccarlo se non fossi stato distratto dalle foto che stavo facendo col telefonino".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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