Berlusconi a Milano, il gran finale della campagna elettorale

Inaugurazione del nuovo Pdl point in corso Vittorio Emanuele, galleria Passerella, di fronte a piazza San Carlo. «Abbiamo gazebo anche al Gallaratese, a Giambellino, a Lambrate. Per noi la periferia è al centro» quasi si giustifica il consigliere Marco Osnato. In effetti è un punto d’appoggio, ma tanto basta per fare da base ai candidati e agli incontri con i giornalisti.
Arriva il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani. Annuncia che l’ultimo week end di campagna elettorale avrà come protagonista il presidente del consiglio. Silvio Berlusconi parlerà a Milano il 7 maggio (poi sarà la volta di Napoli) molto probabilmente al Castello Sforzesco, luogo sperimentato e che ha già ospitato la Festa del Pdl. «Sarà una manifestazione di rilievo nazionale, per tutto il Nord» spiega Mantovani.
Il comizio del premier molto probabilmente non sarà organizzato in piazza, ma «per ragioni di sicurezza» avverrà in un luogo chiuso, o comunque dove gli accessi possano essere verificati, perché i controlli di chi entra e chi esce sono più semplici. «D’altra parte è necessario tenere conto dell’affluenza, che potrebbe essere superiore alle aspettative» osserva il coordinatore regionale del Pdl.
Mantovani arriva da una riunione in casa del sindaco. Lancia una battuta: «Con Letizia Moratti siamo dalla parte giusta e con il Pdl ancora di più». Inevitabile che il coordinatore del partito spinga sull’acceleratore del Pdl invece che delle liste civiche. Sostiene che il significato politico del voto va molto al di là dei confini della città: «È un test nazionale e anche oltre». L’allusione evidente è al rafforzamento della politica del governo sull’immigrazione.
Tra i presenti al Pdl point il vicecapogruppo del Pdl in consiglio comunale, Michele Mardegan, l’europarlamentare Carlo Fidanza, l’assessore regionale, Romano La Russa. Il caso di Roberto Lassini preoccupa i candidati e i loro supporter: temono che alla fine tutto si risolva in una pubblicità elettorale per il candidato indagato per aver riempito la città di manifesti contro i pm, paragonati ai brigatisti.
Tirano tutti un sospiro di sollievo quando Mantovani chiede a nome del Pdl che Lassini esca dalle liste elettorali: «Non è iscritto al Pdl e quindi non possiamo prendere provvedimenti. Ma se facesse un passo indietro, sarebbe un gesto opportuno per la coalizione e per Milano intera. Gli manderò ufficialmente una lettera del partito».

Mantovani rilancia e chiede che gli occhi della magistratura allarghino lo spettro d’azione: «Domenica scorsa, davanti al Teatro Nuovo, dove si svolgeva il comizio del premier, erano presenti molti giovani con manifesti ben più offensivi verso il presidente del consiglio. Mi auguro che le indagini si svolgano a 360 gradi. Tutte le istituzioni hanno lo stesso valore e il vilipendio vale a maggior ragione per il presidente del consiglio, che in più è anche eletto dal popolo».

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