Berlusconi non ci sta: «Noi siamo nel giusto»

RomaAveva immaginato un lunedì diverso, Silvio Berlusconi. Pronto a cenare ad Arcore col sorriso sulle labbra, pregustando quella «battaglia di democrazia» vinta. E invece, ancora un no, di nuovo uno stop giudiziario. Che stavolta si chiami Tar, il tribunale che ha rigettato il ricorso del Pdl per l’esclusione della lista a Roma e provincia, il discorso non cambia. «Il pallino è sempre in mano ai giudici, ma dipende da quale magistrato se ne occupa», commentano non a caso i suoi. Insomma, umore nero per il Cavaliere, fino al pomeriggio convinto, in cuor suo, di aver risolto la querelle, grazie al decreto legge interpretativo che continua a difendere («il governo è nel giusto»). Sotto sotto, però, il premier - raccontano un paio di maligni altolocati - è irritato anche con i suoi. Non ne può più, sarebbe il ragionamento, di carte bollate e strategie che gli vengono prospettate come vincenti, sicure, a prova di bomba. Invece, ci risiamo. E dovrà metterci la faccia fino in fondo, se non vuole mandare tutto gambe all’aria, a causa di quell’errore «da dilettanti» che continua a frullargli nella mente.
Detto questo, un po’ a fatica, ricaccia giù l’ira e incrocia le dita. «Non va bene per nulla, ma aspettiamo domani», quindi oggi, è il messaggio ricorrente che parte da Villa San Martino. Toccherà infatti attendere il pronunciamento dell’Ufficio elettore del Tribunale di Roma, che dovrà esprimersi, in base al provvedimento approvato venerdì scorso a Palazzo Chigi, se accogliere o meno la documentazione sulla lista in questione. Sullo sfondo, per adesso lontano, rimane l’ipotesi di un rinvio della consultazione laziale, anche se non è ben chiaro quale sarebbe l’iter possibile. Ad ogni modo, è questione di ore. Forse. Visto che il Pdl già annuncia di fare ricorso al Consiglio di Stato, contro la decisione del Tar, e l’opposizione si prepara a rispondere per le rime. Tanto che il vicecapogruppo alla Camera, Osvaldo Napoli, avanza una proposta: «Basta con le carte bollate. Affrontiamo invece Emma Bonino: sono sicuro che vinceremo ugualmente».
Intanto, esprime ottimismo Denis Verdini. «In mattinata la nostra lista sarà ammessa alla competizione elettorale, come lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha auspicato - afferma il coordinatore Pdl - sottolineando che non è sostenibile l’esclusione dalle elezioni della lista del maggior partito politico di governo». Parla invece di «situazione di profonda gravità» Daniele Capezzone. Convinto che «i fatti di queste ore, e le reazioni del centrosinistra alla decisione del Tar confermano quello che tanti italiani già pensano: c’è chi vuole elezioni falsate, con milioni di elettori a cui si impedisce di esercitare pienamente il proprio diritto di voto». Così, «a maggior ragione adesso», rimarca il portavoce del Popolo della libertà, «gli elettori possono rendersi conto di un fatto chiarissimo: sostenere il centrodestra e il presidente Berlusconi è l’unico modo per difendere la democrazia, oggi più che mai a rischio».
Renata Polverini, la candidata governatrice, aspetta intanto di conoscere «le motivazioni» del Tar. Così come il ministro Altero Matteoli, che rimanda la palla alla decisione odierna alla Corte d’appello, «altrimenti si farà ricorso al Consiglio di Stato». Francamente, aggiunge dal canto suo Franco Frattini, «non avrei mai immaginato una decisione del genere».
Adesso, però, bisogna fare anche buon viso a cattivo gioco. Ed oltre all’inevitabile attacco alla magistratura, il Cavaliere indica la strada da seguire. I fatti del «governo del fare», contro le chiacchiere e la pochezza del Pd. La difesa del capo dello Stato contro gli attacchi di Antonio Di Pietro al Colle. Così, quando a farla da padrona è ancora la rabbia, il premier ne approfitta per rilanciare la strategia comunicativa per le Regionali, in vista del rush finale.

E ragiona su un impegno «last-minute», soprattutto al Sud (l’idea è aggregare in un giorno, nell’ultima settimana, quella decisiva, le trasferte magari in Puglia e Calabria), mentre non è del tutto scartata l’ipotesi di riunire in un appuntamento unico i tredici candidati del centrodestra. Si vedrà.

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