da Roma
No al carbone e agli inceneritori, nì ai rigassificatori. Oltre ai tanti grattacapo arrivati insieme al provvedimento sulle liberalizzazioni, sul ministro allo Sviluppo Economico Pierluigi Bersani è piovuta la grana energia. Il ministro dellAmbiente Alfonso Pecoraro Scanio è tornato a chiarire la sua posizione sulle centrali. Di quelle a carbone neanche a parlarne. Anzi, le aperture fatte settimane fa dallo stesso Bersani vanno respinte. Pensare agli inceneritori e alle centrali a carbone, ha spiegato il leader dei Verdi, significa «non essere coerenti con il protocollo di Kyoto», e questo - ha sottolineato Pecoraro Scanio - «andrebbe spiegato anche a qualche mio collega ministro. Non è positivo pensare al carbone che, capisco, è più economico, ma con Kyoto non centra niente». A proposito del programma di governo, il ministro ha ricordato che nellultimo Dpef è stata inserita una frase dove, per la prima volta, si punta a ridurre la domanda di energia. Il richiamo alle posizioni dellUnione si fa un po più sfumato sui rigassificatori. Cioè sugli impianti che sono in grado di trasformare gas liquido e allevierebbero la dipendenza dellItalia dai gasdotti. Un loro potenziamento è previsto nel programma di governo della sinistra, ma diverse regioni guidate dalla stessa Unione si sono opposte alla loro costruzione. E il ministro è con loro. «Prima sarebbe utile un piano energetico nazionale, e poi i rigassificatori in giro per lItalia», ha spiegato sposando la strategia dei rinvii già adottata con successo per Tav e ponte di Messina.
Le grane di Bersani sono comunque bipartisan. E se i bastoni tra le ruote sul versante energia vengono dai Verdi, su quello delle liberalizzazioni lattrito è con lala «destra» della coalizione. Espliciti i dubbi e la delusione di Francesco Rutelli sullannacquamento della liberalizzazione dei taxi. Sotto traccia, ma concreti, quelli del premier Romano Prodi che avrebbe preferito una riforma più radicale. Anche ieri Bersani ha difeso il compromesso raggiunto con i tassisti. Non è stata «una vittoria a cazzotti», ha spiegato, «ho sentito tanti commenti, forse anche da chi non poteva valutare bene, ma noi abbiamo presidiato il punto essenziale, dando lo strumento ai Comuni per avere più taxi». Ma le difficoltà incontrate dal ministro sembrano anche di carattere politico, come dimostra la levata di scudi dopo le critiche a Bersani piovute dallUnione. Ieri in sua difesa si è speso il sindaco di Bologna Sergio Cofferati che si è detto «sconcertato» del fuoco amico. «Bersani - secondo lex leader della Cgil - ha fatto una cosa buona, portando a casa un provvedimento delicatissimo per il governo che contiene molte novità importanti. E invece, in un colpo solo, il governo riesce con unoperazione suicida a cancellare questo risultato inseguito da anni, a dare limpressione di una divisione dellesecutivo e nella maggioranza e - conclude Cofferati - a dimostrare che non cè neanche un po di solidarietà nel governo. Roba da matti: gli chiedono di fare concertazione, lui la fa e lo attaccano. Allora a settembre, quando il ministro dellEconomia presenterà gli annunciati tagli a sanità e pensioni che faranno? È autolesionismo allo stato puro». Parole, forse, dettate dallamarezza di un sindaco che ha avuto molte difficoltà a trovare la solidarietà della sua parte politica.
Contro il ministro cè anche un bel pezzo di parti sociali. DallAbi a Federfarma, per citare quelli che ieri hanno fatto sentire la loro contrarietà alla manovra.
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