Besta Una ricerca sui pazienti in stato di minima coscienza

L’Istituto Neurologico Besta, assieme al Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica, ai rappresentanti di 78 centri italiani, 39 associazioni di familiari e pazienti, ha presentato, a Milano, i risultati finali del progetto nazionale «Funzionamento e disabilità negli Stati Vegetativi e negli stati di minima coscienza».
In Italia, da un punto di vista epidemiologico, organizzativo, politico, socio-assistenziale ed etico, risulta ancora poco esplorata la realtà complessa e articolata riguardante le persone in Stato vegetativo (SV) e in Stato di minima coscienza (SMC), ovvero una situazione di possibile evoluzione del coma caratterizzata dalla ripresa della veglia, e le loro famiglie. Di questo si è occupato la ricerca finanziata dal ministero della salute tramite il Centro nazionale prevenzione e controllo malattie. Il progetto è coordinato dalla neurologa Matilde Leonardi dell’ Istituto neurologico Besta di Milano. Sono stati raccolti in sedici regioni italiane i dati per l’identificazione del funzionamento e della disabilità dei pazienti sulla base della classificazione dell’Oms, di rilevare i bisogni dei caregiver (coloro, quasi sempre familiari, che assistono i pazienti) e di valutare il carico assistenziale degli operatori del settore. L’età media dei pazienti adulti è di 55 anni e il 60% di loro è di genere maschile.

La distanza media dall’evento acuto è di 5 anni per l’80% del campione e nel restante 20% che supera questo lasso di tempo si trovano diversi pazienti in SV o in SMC da più di 15 anni. Sono stati infatti reclutati 602 pazienti.

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