Politica

La Bielorussia chiede il blitz per riavere Maria

Il tribunale dei minori di Genova concede tempo ma conferma il rimpatrio

Monica Bottino

da Genova

Cinque provvedimenti di arresto sarebbero pronti a Minsk sul caso di Maria. Solo da firmare. Ma a rischiare il carcere non sono i responsabili dell’orfanotrofio dove la piccola ha subito più volte violenze sessuali e atti di sadismo. No, il direttore dell’istituto di Vileika, è ancora tutore legale di Maria ed è ancora al suo posto. A rischiare grosso sarebbero invece le persone che si sono occupate del trasferimento di Maria in Italia. Quelli cioè che l’hanno ritenuta idonea a fare vacanze presso la famiglia genovese. E, secondo la mentalità bielorussa, di fatto hanno sbagliato, visto che così la piccola ha rotto il muro di omertà. Si inasprisce anche nei toni la vicenda della bambina bielorussa nascosta per evitarle il rimpatrio. E ieri sera l’ambasciatore Alexei Skripko ha fatto sapere di aver rotto le trattative con la famiglia, intimando alla procura di Genova di ritrovare la bambina a ogni costo. Ma la famiglia ha paura per la piccola. «Soprattutto dopo che abbiamo sentito con le nostre orecchie le parole dell’ambasciatore pronunciate alla coppia affidataria - dice sconcertato l’avvocato Giovanni Ricco che insieme al collega Maurizio Frizzi difende Chiara Bornacin e Alessandro Giusto -. È successo l’altra sera allo Sheraton, forse l’ambasciatore voleva far sentire in colpa i genitori perché non restituiscono la bambina... ma ha parlato di cinque possibili arresti in Bielorussia se la bambina non verrà restituita. È evidente che pensano di spaventarci e di farci sentire in colpa anche verso tutta la situazione minacciando di non far più venire i bambini e rompere i rapporti con l’Italia». Nel frattempo, si mobilita qualche parlamentare, con un’iniziativa «estrema»: la spiega il diessino Graziano Mazzarello. «Ho pensato - dichiara - e ne ho parlato con altri colleghi liguri, anche a utilizzare l'immunità parlamentare per dare ospitalità a turno alla bambina».
Poco prima di questa presa di posizione, sembrava che si aprisse uno spiraglio nella trattativa. Il tribunale aveva emesso un procedimento che sembrava favorevole alla bambina. Ma non è stato così. «Non c’è nessuna nuova apertura. Il provvedimento prevede solo che non vengano attuati atti di forza nei confronti di Maria, qualora venga ritrovata», ha commentato la madre affidataria Chiara Bornacin. «Si dispone infatti - aggiunge la donna - che la bimba sia collocata in un’idonea struttura di accoglienza per il tempo “strettamente necessario” affinché le competenti autorità bielorusse ne organizzino il ritorno in patria. Quindi Maria deve comunque tornare in patria». Aggiunge l’avvocato Ricco: «Si tratta solo del tempo necessario per le visite mediche, la sostanza non cambia». Per i genitori affidatari, «della sorte di Maria si deve far carico lo Stato italiano che nella Costituzione garantisce il diritto alla vita, alla salute e all’integrità fisica delle persone». La bambina non è l’unica che sarebbe stata violentata a Vileika. Infatti un’altra famiglia affidataria ha avuto il coraggio di denunciare gli abusi alla procura.
Intanto va considerata anche la paura delle famiglie in attesa di adozione che il governo bielorusso possa mettere in atto blocchi alle pratiche già avviate. Tuttavia bisognerebbe riflettere sul fatto che un governo che fa crescere i bambini in istituto per anni e anni invece di velocizzare le pratiche di adozione per garantire loro l’affetto di una famiglia forse non vuole che i suoi cittadini escano dal paese. «Noi non vogliamo danneggiare gli altri bambini, ma così come stanno le cose non ci sono ancora garanzie sufficienti per la guarigione e la salvezza di Maria - dice Chiara con un filo di voce - noi ci sentiamo in dovere di andare contro una legge che riteniamo ingiusta, visto che non tutela la vita e la salute di una bambina già vittima di violenze inaudite». Alessandro Giusto, gli occhi segnati da insonnia e preoccupazione, è irremovibile: «Toglieteci la possibilità di adottare la bambina, ma lasciatela in Italia il tempo necessario affinché, come hanno detto gli specialisti, possa essere curata con l’affetto di quella che considera la sua famiglia. Io sono disposto a pagare il soggiorno di medici bielorussi in Italia perché possano affiancare gli specialisti italiani, ma non sono disposto a far ritornare Maria in patria». Anche il presidente dell’Osservatorio per i diritti dei minori, Antonio Marziale, scende in campo per la famiglia, e altri - non certo il ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero, di Rifondazione comunista - stanno finalmente comprendendo che si tratta di salvezza fisica di una minore e non di adozione mascherata.


Papà Alessandro cosa spera adesso? «Adesso spero nell’aiuto di Dio».

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