Magari di nascosto, magari in poltrona, che è così comoda la maledetta tavoletta, magari versando una lacrima sul fulgido schermo touch. Piace pensare che Bill Gates labbia letta anche lui sulliPad la notizia della morte del suo rivale a vita. E labbia usata per mandare, primo nella gara mondiale di cordoglio seguita alla «breaking news», il suo messaggio di stima e rimpianto: «Mi mancherà immensamente».
Piace pensare che a seguire il fondatore di Microsoft sia sprofondato nella poltrona e abbia ripensato agli unici due incontri pubblici con il più amico dei suoi nemici. Lui, Bill, col maglione comodo, la riga da una parte e gli occhiali da imbranato. Steve con la barba così elegantemente brizzolata da parer finta, la dolcevita nera così «cool» da sembrare un rimprovero alla goffaggine di Gates. A che serve essere sempre il più ricco se i tuoi clienti ti smadonnano contro e quelli del nemico invece lo venerano?
Piace pensare che per un attimo Gates sia stato tentato di prendersi una rivincita, di rispondere a quella vecchia battuta al curarodi Jobs: «A Gates auguro ogni bene, davvero. Penso solo però che lui e la Microsoft soffrono un po di ristrettezza di vedute. Sarebbe stato più aperto se solo da ragazzo avesse provato una volta lLsd o fosse andato a meditare in India». E invece Bill è rimasto nel personaggio. Solo parole di stima così semplici da sembrare stranamente sincere: «Steve e io ci siamo conosciuti 30 anni fa e siamo stati colleghi, concorrenti e amici per la maggior parte della nostra vita. Per quelli di noi che sono stati fortunati abbastanza da lavorare con lui, è stato un grande onore».
Piace pensare che davvero gli mancherà. E perché non dovrebbe essere così, del resto. Senza nulla togliere allequazione amico-tesoro, un nemico così importante è di più: è il contorno che ti definisce, il limite da superare, lo specchio che si accolla i tuoi difetti, lalter ego che se lo batti hai superato te stesso. Non si brilla davvero senza un avversario di livello e che avversario è stato Jobs per Gates: così creativo da far apparire Microsoft, per anni la prima azienda del settore al mondo, un dinosauro informatico, così abile a incantare le folle da far dimenticare che in fondo di soldi ne ha fatti di più Gates.
Piace pensare che mister miliardo abbia sentito parlare di Bartali e Coppi: senza il naso come una salita di Gino da battere, non sarebbe mai esistito il mito di Fausto.
Piace pensare che pure Bill Gates abbia pensato tutto questo, spegnendo liPad, ultimo regalo di Steve. E suo ultimo dispetto.