LondraA volte essere cristiani nella Gran Bretagna di oggi può diventare una colpa a causa della quale si rischia di perdere il lavoro, persino la famiglia. È quanto è accaduto a una signora inglese cristiana, anglicana praticante e madre affidataria con una lunga esperienza alle spalle. Nella sua carriera decennale ha ospitato e allevato più di 80 bambini, ma ora rischia di non poterne tenere più neppure uno, dopo che una delle sue ospiti, una ragazzina sedicenne, ha voluto convertirsi dallislam al cristianesimo.
Le autorità locali hanno ritenuto che la signora avesse voluto influenzare la giovane, infrangendo così una delle regole primarie nellaffidamento che prevede il rispetto per la cultura e la religione dorigine del bambino. La signora però ha fermamente negato di aver tentato di convincere in alcun modo la ragazza, anzi afferma di aver fatto esattamente il contrario. «Ho sempre mostrato la massima comprensione e rispetto per le sue radici musulmane - ha detto ai giornali nazionali - e non ho fatto alcuna pressione su di lei perché si battezzasse. Anzi, appena è arrivata da me, le ho segnalato dei posti dove potesse praticare la sua fede, mi sono offerta di accompagnarla in visita da amici e parenti».
La ragazzina però ha continuato a mostrare interesse verso la fede cristiana e ha chiesto di poter frequentare la chiesa anglicana, cosa che ha fatto con regolarità. La madre affidataria ha anche spiegato che i servizi sociali erano stati informati e non avevano sollevato alcuna obiezione. La giovane aveva detto allassistente dei servizi sociali della sua volontà di convertirsi prima di venir battezzata lo scorso anno e i responsabili sembravano aver dato il loro consenso. Ma al momento del battesimo, le autorità hanno tolto tutti i bimbi alla madre affidataria accusandola di non aver fatto il proprio dovere per impedire alla ragazza di battezzarsi e di abbandonare la religione dorigine.
Subito dopo lavevano rispedita alla sua famiglia cancellando il nome della signora dal registro delle famiglie affidatarie. La donna però non si è data per vinta e ha deciso di portare la questione di fronte al giudice, difesa dal Christian Institute. «In gioco per me non cè un semplice lavoro - ha spiegato - per me questa è una vocazione. Tutto quello che voglio è poter offrire una vita migliore a questi bambini. Ho perfino acquistato una fattoria con dei cavalli e altri animali per garantire loro un ambiente il più sereno possibile».
Adesso, a causa di una conversione che non sembra essere stata forzata in alcun modo, il lavoro di dieci anni rischia di venire vanificato. E la fede cristiana sembra essere diventata, ancora una volta, motivo di discriminazione, nella Gran Bretagna politicamente corretta. «La possibilità di cambiare religione è un diritto di ogni società libera - ha dichiarato Mike Judge, portavoce del Christian Institute - e francamente non riesco a immaginare che una madre affidataria atea possa venire punita perché uno dei suoi ragazzi ha smesso di credere in Dio. In questo Paese si è soggetti a un doppio standard di giudizio. Negli ultimi mesi abbiamo visto nonni, infermiere, agenzie di adozione, persino dei vigili del fuoco, essere discriminati perché cristiani. Tutto questo deve finire, è inaccettabile».
La ragazzina, che era stata affidata ala signora dopo essere stata aggredita da un membro della sua famiglia dorigine, è rimasta particolarmente scossa dalle ultime decisioni dei servizi sociali che le hanno impedito di frequentare la chiesa per almeno sei mesi.
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