Gioia Locati
Va bene il filmino della recita scolastica. Quello che ci si passa da una mamma allaltra e si conserva insieme allalbum dei ricordi. Passi pure la fotografia del bambino immortalato mentre dipinge o si trova in gita con le maestre. Ai tempi della legge sulla privacy un genitore si ritrova a firmare questo tipo di liberatoria. Non si sa mai dove va a finire quello scatto, lo spettro del pedofilo è in agguato e la scuola in questo modo si tutela. Ma se il Comune chiede alle famiglie il permesso per usare un filmino degli alunni «da inserire nel proprio sito web» e poi specifica che lassenso «autorizza il Comune a gestire e disporre dei diritti anche economici relativi alle anzidette produzioni» è lecito pensare male: è infatti vietato commerciare le immagini dei minori. Ai tempi della privacy lo sanno perfino i bambini.
Il fatto è successo ieri alla materna di via Crivelli. Alcuni genitori ricevono la liberatoria da firmare su carta intestata del Settore Educazione, servizio comunicazione ed eventi. Si legge: «Autorizzo alla produzione e diffusione dellimmagine del minore in Italia, eventualmente nei Paesi Ue nonchè allestero per gli scopi istituzionali previsti dai vigenti regolamenti comunali. In particolare per illustrare gli ambienti e le attività sul sito web del settore servizi allinfanzia». E poi la voce che ha provocato le reazioni dei genitori: «Inoltre autorizzo il Comune a gestire e disporre dei diritti anche economici relativi alle anzidette produzioni». Oibò. Dalle mamme un coro di proteste: non firmeranno la liberatoria.
E il Comune? Lassessore Bruno Simini rimanda la questione agli uffici: «È un linguaggio burocratico» taglia corto.
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