Binetti: «Bisogna ridare l’anima alla legge 194»

Il Manifesto del Pd si soffermi sulla promozione di politiche per la natalità

da Roma

Senatrice Binetti, Benedetto XVI chiede che la moratoria Onu sulla pena di morte «stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita».
«È importante sottolineare che il Papa pronuncia queste parole parlando a tutto il corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede. Non è un’ingerenza nelle questioni italiane ma si rivolge al mondo intero».
Inutile dirle che il pensiero di tutti va al dibattito italiano sulla 194.
«Ma non si può ridurre tutto a questioni nostrane. Il Papa annuncia il messaggio cristiano a tutto tondo, non ha problemi a dire cose chiare a Paesi diversi. Poi di certo avrà tenuto presente anche il dibattito italiano sull’aborto, così come quello sulle morti bianche sul lavoro, ma anche le violenze in Africa di cui si è parlato in queste settimane».
Il Papa sostiene che «le nuove frontiere della bioetica non impongono una scelta tra la scienza e la morale ma esigono piuttosto un uso morale della scienza». Lei da medico cattolico come interpreta queste parole?
«Il Papa cerca sempre di mostrare come la ragione umana non entri in rotta di collisione con la fede, un tema di cui si occupa da quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e presentava l’enciclica Fides et Ratio».
Oggi il tema dell’evoluzione della scienza viene imbracciato dai sostenitori delle modifiche alla 194.
«Che lo scenario sia cambiato rispetto a quando venne scritta è innegabile. Accanto alla diagnosi prenatale, infatti, oggi esiste anche la medicina fetale che riesce a intervenire sul bambino quando quest’ultimo è ancora nel grembo della madre. Non c’è più soltanto la scienza che mette il genitore di fronte a un aut aut, per non fare soffrire la madre o il bimbo. La scienza presenta opzioni di cura per questi bambini. Bisogna cambiare la prospettiva complessiva».
Lei sostiene da sempre che bisogna mettere sullo stesso piano la libertà di abortire ma anche la libertà di non abortire.
«Bisogna far capire che l’aborto non è soltanto un diritto ma anche un dramma individuale e una sconfitta sociale. La libertà di abortire non può essere l’unità di misura dell’ autodeterminazione della donna ma anche la libertà di non abortire deve acquistare lo stesso valore. Naturalmente, però, lo stato sociale deve mettere a disposizione della madre le risorse di cui ha bisogno».
Esiste il pericolo che l’intervento del Papa finisca per radicalizzare ancor di più lo scontro tra laici e cattolici?
«Questo dipende dall’intelligenza dei politici e dei giornalisti. La speranza è che non appiattiscano le parole del Papa soltanto sulle vicende italiane».
Il dibattito sulla revisione della 194 si sta muovendo sui giusti binari?
«Io credo che bisogna mettere l’accento sul possibile elemento unificante: la necessità di applicare la 194 nel suo complesso. D’altra parte già prima che scoppiasse la diatriba il ministro Turco aveva ottenuto un aumento dei fondi per i consultori. Questa è una legge che non ha dato il meglio di sé, è una legge che deve diventare coerente con quell’etichetta con cui viene segnalata dal legislatore, una legge “per la tutela sociale della maternità”. Bisogna restituirle l’anima».
Il confronto sulla 194 sarà un test importante sulla convivenza tra laici e cattolici nel Partito democratico.
«Siamo tutti in attesa di vedere come verrà trattato il tema della vita nel Manifesto del Pd. Sabato c’è la terza riunione del Comitato dei 100. Vedremo se al di là degli steccati ideologici ci si soffermerà sulla necessità di promuovere politiche per la natalità».


Ma alla fine cosa potrebbe accadere in Parlamento sulla 194?
«Il timore è che non accada nulla. Ci sono disegni di legge già depositati a favore della maternità. Prendiamoli, discutiamone e diamo loro piena attuazione. La donna, d’altra parte, è tanto più libera quanto più può scegliere».

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