nostro inviato a Bari
Una storia di donne, politica e registratori. La 42enne Patrizia DAddario, candidata alle comunali di Bari per la civica di centrodestra «La Puglia prima di tutto», racconta al Corriere della Sera di essere stata ospite a palazzo Grazioli per una serata e di esserci tornata in una seconda occasione per passarci la notte. Il tramite con il premier, spiega, sarebbe limprenditore Giampaolo Tarantini, che lavrebbe anche pagata mille euro per la presenza al primo cocktail. Tarantini, che è indagato in uninchiesta della Procura di Bari che coinvolge la sua impresa di protesi sanitarie, fa spallucce e non commenta. Non dice nemmeno se davvero conosce Patrizia. Che dopo quegli appuntamenti romani si sarebbe ritrovata candidata come «premio di consolazione», visto che la stessa sostiene di aver chiesto direttamente al premier una mano per sbloccare una pratica edilizia che è invece ancora nei cassetti dellassessorato allUrbanistica di Bari.
Di certo, la sua esperienza elettorale non è stata esaltante: alle urne lhanno votata solo in sette. Di questa vicenda non chiarissima, tra laltro, la donna dice di avere le prove. Prove audio, «rubate» in occasione di entrambe le serate. Curiosamente, la passione della 42enne per il registratore è uno degli elementi che sembrano avere un riscontro. Infatti, tempo fa, interrogata dal capo della Mobile di Bari, la DAddario avrebbe preteso di registrare la testimonianza, nonostante lirritualità della pratica. Non è lunico contatto con le forze dellordine della sua vita: lex questore di Bari le avrebbe notificato un avviso orale. E ci sarebbe uno scambio di denunce con un suo ex convivente: lui accusato di sfruttamento della prostituzione, lei di calunnia.
Altri riscontri sul racconto della donna che registra? Il responsabile di «La Puglia prima di tutto», Salvatore Greco, ex deputato Udc e nipote di Antonio Matarrese, citato dalla DAddario come luomo che lavrebbe contattata per proporle il posto nella lista, cade dalle nuvole. «Certo che me la ricordo, ma premetto: non la conoscevo fino a tre mesi fa, non me lha segnalata nessuno, non lho di certo chiamata io». Secondo Greco, «è arrivata a fine marzo in sede, presentandosi come imprenditrice e dicendo di essere stata per anni allestero, prima di rientrare in Puglia, in memoria di mio padre, mi spiegò. Mi disse che voleva candidarsi e che era anticomunista, perché gli amministratori baresi la stavano vessando, ostacolandole un progetto edilizio. Le dissi di rivolgersi a un amministrativista. Ci lasciò un curriculum in cui accennava anche a un passato da indossatrice e, visto che avevamo qualche problema a raggiungere le quote rosa, accettammo la sua candidatura». Peccato che Patrizia fosse stata già candidata in precedenti elezioni amministrative proprio per la parte avversa, in una lista di sostegno dellattuale candidato sindaco del Pd, Michele Emiliano. Quanto al fatto che Patrizia DAddario sostenga di essere stata invitata a candidarsi, Greco allarga le braccia. «Non è vero. E tra laltro lei dice che io le avrei proposto un posto nel partito di cui era capolista mio zio, ma mio zio ha accettato di fare il capolista molto tempo dopo, in extremis».
Ma che faceva Patrizia, limprenditrice o lindossatrice? A Carbonara, il quartiere di Bari dove è cresciuta, un ex vicino di casa indica una terza possibilità. «Diciamo che era una mezza showgirl, una a cui piaceva farsi notare. È stata spesso in tv locali, ha fatto delle particine anche in un telefilm. Per noi tutti però non era Patrizia, qui la conosciamo con il suo soprannome: Coca». Strano nom de plume, ma le storie di droga non centrano. «Se lo portava dietro per via di una parodia, un po sexy, della pubblicità della famosa bevanda, che lei era bravissima a fare». Intorno alla via dove abitava, la gente ora racconta un sacco di cose sul conto suo e della sua famiglia.
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