Conti in tasca, il confronto è imbarazzante. Ventiquattro anni di carriera politica, di cui dieci da primo ministro: un milione e novecentomila sterline. Un anno e quattro mesi da ex premier: 12 milioni e quattrocentomila sterline, 15 milioni e mezzo di euro. E’ la nuova vita di Tony Blair. Vita da ricco, ricchissimo, richiestissimo, amatissimo come e più di prima. Gordon Brown fa ciao ciao, da lontano. A lui la crisi ha fatto bene, perché gli ha restituito il consenso perduto (e forse mai davvero conquistato) dei britannici. A Blair la crisi ha fatto ancora meglio: è l’oratore più richiesto e pagato al mondo, ha calcolato il Times. Ha superato persino Bill Clinton: nel primo anno lontano da Downing Street ha guadagnato più dell’ex presidente degli Stati Uniti che, da quando è uscito dalla Casa Bianca, è uno degli speaker più ambiti in forum e convegni.
Una macchina da soldi. Washington Speakers Bureau, così si chiama l’agenzia che segue apparizioni e cachet della seconda vita di Blair: lì organizzano l’agenda infinita dell’ex primo ministro britannico, lì calcolano minuti e costi di un’apparizione in pubblico. “Un discorso? Due anni di attesa”. La lista è lunga, l’uomo molto desiderato. Si paga sonante: 250mila dollari (migliaio più, migliaio meno) per novanta minuti di verbo blairiano. E così Tony giramondo, fra banche d’investimento, fondi privati, conferenze, camere di commercio, forum internazionali, parla, parla, parla. E guadagna, guadagna, guadagna. Incassa come nessuno: in un anno, più di 7 milioni di euro come oratore. E poi oltre seicentomila euro per le sue consulenze alla Zurich Financial Services, due milioni e mezzo come consulente di Jp Morgan Chase, 63.468 sterline (79mila euro) di pensione, 84mila sterline (105mila euro) per gestire un ufficio (ruolo che spetta agli ex premier).
Superimpegnato. Basta? No. Blair, come da tradizione, non si è fatto mancare un libro. Ha venduto le sue memorie alla Random House, totale: quasi 6 milioni di euro. Che, sommati al resto, hanno portato verso casa Blair un fiume di milioni: quindici e mezzo in un anno, calcolatrice alla mano. E non sono passati inosservati. Perché Blair, oltre oratore, consulente, memorialista, etc etc, è anche inviato internazionale del Quartetto per il Medio oriente, e all’Onu – spifferano le fonti del Times – ci sarebbe qualcuno scontento di tanto daffare. “C’è una percezione, che non stia facendo alcun progresso, nonostante il peso che ha portato a quel ruolo... Dovrebbe lavorare per distribuire aiuti ai palestinesi, non negoziare la pace nel Medio Oriente, anche se gli piacerebbe”. Vocine anche a Gerusalemme: “C’è la sensazione che non si faccia vedere”. Crisi finanziaria, crisi in Medio Oriente, Blair è sempre Blair, anzi un Blair milionario. Però l’ufficio dell’ex premier ha voluto precisare: “L’impegno per il Medio oriente prende la gran parte del tempo del signor Blair.
Quando assunse l’incarico disse che avrebbe passato almeno una settimana al mese nella regione, e lo fa. Non abbiamo mai ricevuto nessuna lamentela dall’Onu o da altri membri del Quartetto”. Caso chiuso. Pronti, via. Al prossimo discorso. Ci sono 250mila dollari che aspettano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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