Blair spazientito con l’Italia: "Dovete inviare più truppe"

Il premier inglese approfitterà oggi del vertice Ue di Bruxelles per fare un’analoga richiesta a Francia e Germania, gli altri due Paesi che sono restii a rafforzare il contingente Nato in Afghanistan

Blair spazientito con l’Italia: "Dovete inviare più truppe"

Avanti, con sempre più soldati della Nato. Tony Blair, che pochi giorni fa aveva annunciato a sorpresa il ritiro graduale delle truppe britanniche dall’Irak, sull’Afghanistan non ha dubbi: indietro non si può tornare. E lo dirà con fermezza ai leader dell’Unione europea che si riuniscono oggi e domani a Bruxelles. Il premier del Regno Unito ha dato l’esempio un mese fa, annunciando l’invio di altri 1.400 uomini. Ora altri Paesi devono seguire. «Premerò con i partner per ottenere l’invio di altre truppe europee», ha dichiarato nel corso di una seduta alla Camera dei Comuni. Le questione afghana non è all’ordine del giorno del Consiglio europeo, «ma verrà discussa informalmente». Blair è determinato: «Voglio che gli altri Paesi della Nato contribuiscano di più», ha affermato con una vena polemica.
Quei 1.400 soldati sono stati inviati per sopperire alla riluttanza di altri Paesi a rafforzare i propri contingenti o a ridispiegarli nelle province del sud, ma Downing street è consapevole di non poter fare tutto da sola. È necessario uno sforzo corale per sconfiggere definitivamente i talebani in un confronto che viene ritenuto d’importanza strategica.
Il primo ministro britannico non ha citato alcun Paese, ma è evidente che si riferisse alla Francia, alla Germania e, soprattutto, all’Italia, le cui continue esitazioni provocano crescente irritazione nelle cancellerie anglosassoni. Nessuno lo dice apertamente, ma non sono pochi a mettere in dubbio la credibilità del governo Prodi che finora si è mostrato coerente solo in Libano. Su Kabul gli ondeggiamenti sono stati vistosi e le spiegazioni ufficiali giudicate poco convincenti: è evidente che a determinare la prudenza del presidente del Consiglio non è tanto l’impossibilità di impegnare altre truppe, oltre a quelle dislocate nei Balcani e in Libano, quanto i condizionamenti dell’estrema sinistra all’interno dell’Unione di governo, come si è visto, una volta di più, in queste ore.
Le reticenze di Parigi e Berlino appaiono più plausibili: i francesi si apprestano a votare per le presidenziali e, in giugno, per le legislative. È evidente che il governo uscente non intende assumere nuovi impegni in piena campagna elettorale e senza certezze sul nome del nuovo capo dell’Eliseo. Per i tedeschi l’impegno militare esplicito in zone di guerra continua a essere un tabù, rafforzato dalle tensioni all’interno della Grosse Koalition. Insomma, in questi frangenti toccherebbe all’Italia, che però non c’è o, perlomeno, non abbastanza.
Nell’imminenza dell’offensiva di primavera annunciata dai talebani e della controffensiva preventiva appena lanciata da americani e britannici, Londra ritiene necessario mobilitare altri soldati. «Alcuni Paesi hanno tolto le restrizioni, altri non lo hanno fatto - ha ricordato ieri Blair - ma continueremo a insistere e sono certo che alla fine otterremo il sostegno di cui abbiamo bisogno». Il premier ha elogiato «lo straordinario contributo dei suoi uomini», citando «storie di coraggio e addirittura di eroismo». La forza Nato è composta da 35mila soldati, di cui 17.500 americani e 5.500 britannici. Entro la fine dell’anno la presenza di Londra salirà a 7.700 unità.
Non è la prima volta che Londra ironizza sull’impegno italiano. «So di nazioni che hanno inviato elicotteri che potrebbero benissimo starsene parcheggiati nei principali aeroporti europei, visto il valore del contributo che danno in alcune regioni afghane», aveva dichiarato poche settimane fa in Parlamento il sottosegretario agli Esteri Kim Howells, riferendosi al nostro Paese, alla Germania e alla Spagna.


A gennaio, per «via diplomatica» era arrivata a Roma la «lettera aperta» di sei ambasciatori guidati dall'americano Ronald Spogli e dal britannico Edward Chaplin che invitavano Prodi a un maggior impegno; ma il loro appello era rimasto inascoltato.

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