Genova - Se l’è trovati davanti quasi inconsapevole di quello che gli stava accadendo. Pensava già di essere riuscito a fuggire dalla storia che si porta dietro, qualunque sia, quando a bordo del traghetto «Berkane» della compagnia Comanav si è trovato gli uomini dell’Arma ai quali non ha nemmeno provato a opporre resistenza. L’uomo chiave nelle indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio si è arreso immediatamente sembra sussurrando la stessa frase intercettata giorni prima dagli inquirenti: «Allah mi perdoni, non sono stato io».
Un’operazione in poche mosse quella coordinata dai militari con la Guardia costiera ligure e organizzata sabato sera in un periodo di tempo ristretto. I carabinieri che indagano sulla scomparsa della tredicenne cercavano un marocchino di nome Mohamed e si erano indirizzati sulla nave Excellent della Grandi Navi Veloci diretta a Tunisi con scalo a Barcellona: l’incursione sul traghetto poco prima della partenza, l’identificazione dell’uomo e l’amara scoperta che non si trattava della persona inseguita. Contemporaneamente le ricerche degli investigatori hanno individuato il marocchino sul Berkane, traghetto che fa la spola tra il porto di Genova e quello di Tangeri in Marocco, partita qualche ora prima dal capoluogo ligure e in quel momento ormai fuori dallo specchio acqueo di competenza nazionale. «Da qui, su richiesta dei carabinieri, siamo intervenuti noi. Prima via radar individuando la posizione del Berkane, poi contattando il capitano della nave» racconta Paolo Caffaro capitano del reparto operativo della Guardia Costiera ligure. L’imbarcazione si trovava già a venti miglia dalla costa in un tratto di acque internazionali al largo tra Alassio e Ventimiglia «e non potevamo ordinare alla nave di rientrare, ma abbiamo parlato con il capitano spiegando che si trattava di un’operazione di polizia molto delicata e si è dimostrato molto collaborativo».
Il Berkane, che la Capitaneria di porto ligure conosce bene per alcune vicissitudini estive riguardo alla sicurezza a bordo della nave che la costrinsero a diversi viaggi di fortuna, ha subito cambiato la rotta dirottando in acque italiane mentre le motovedette della Capitaneria si sono messe in azione dai porti di Imperia e Sanremo accompagnando una squadra di carabinieri: «Ci siamo avvicinati a circa cinque miglia dalla costa al largo di Sanremo. Dovevamo fare in modo che la persona non si insospettisse, così non abbiamo fatto fermare il traghetto al momento dell’incontro con le nostre motovedette» racconta il controammiraglio Felice Angrisano che ha tenuto personalmente i rapporti con il capitano del Berkane. Dopo l’abbordaggio i carabinieri sono saliti bloccando l’uomo e dirigendosi immediatamente nella stiva dove era parcheggiata l’auto: lì pensavano di trovare anche il corpo della ragazza, invece, c’erano solo bagagli ed effetti personali. Nessuna traccia di un possibile sequestro o di un occultamento di cadavere. «L’operazione a bordo è durata trequarti d’ora - prosegue Angrisano - senza alcun inconveniente, tanto che una nostra terza motovedetta pronta ad intervenire in caso di necessità è rimasta a terra».
Nessuna resistenza da parte del marocchino che si è consegnato a carabinieri e marinai della Guardia Costiera ed è stato portato al porto turistico di Marina degli Aregai e non al porto di Sanremo dove ha sede la capitaneria locale per evitare problemi nelle attività di sbarco. Da lì un’auto civetta dei carabinieri ha imboccato l’Autofiori e raggiunto Bergamo dove il sospettato è stato interrogato dal pm Letizia Ruggeri.
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