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Bologna, libero Fioravanti: "Spazi per indagare"

Pena estinta per Giusva Fioravanti, uno dei responsabili dell’attentato alla stazione di Bologna, che costò la vita a 85 persone: "Per trovare la verità sulla strage ci sono spazi per indagare". La Mambro: "Dopo 30 anni ora la verità"

Bologna, libero Fioravanti: "Spazi per indagare"

Roma - Per la giustizia italiana è uno dei colpevoli della strage di Bologna, insieme a Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Ma lui per quel delitto si è sempre professato innocente, a differenza degli altri omicidi per i quali pure è stato condannato. A ventinove anni dalla bomba che insanguinò la stazione di Bologna - 85 morti e 200 feriti - Fioravanti è un uomo libero. E' uscito dal carcere e ha chiuso i conti con la giu­stizia. Ora, a cinquantuno anni, potrà ottenere la patria potestà sulla figlia e riavere il passaporto.

La polemica Pur essendo ergastolano - e quindi avendo scritto, nel proprio fascicolo pentitenziario, la fatidica frase "fine pena mai" - Fioravanti è uscito dal carcere dopo aver scontato 26 anni (ne ha fatti meno perché, come per gli altri carcerati, ogni anno si matura un beneficio di tre mesi). A differenza di molti altri ex terroristi prima di lui "Giusva" non ha goduto degli  "sconti di pena" concessi a chi si è pentito o dissociato dalla lotta armata. Ha avuto i benefici che la legge concede a tutti i detenuti per la cosiddetta "buona condotta". Tecnicamente per lui le porte del carcere si erano aperte nel 2004 con il diritto alla "libertà condizionale". Dopo cinque anni di prova la pena si è definitivamente estinta. Come per altre decine di ex terroristi di destra e di sinistra. Ma i familiari delle vittime del terrorismo non hanno gradito.

Protesta dei familiari delle vittime I familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna protestano contro la decisione che portò a concedere, cinque anni fa, il regime di libertà condizionata a Fioravanti. "Fioravanti - ha detto il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi - non si meritava la liberazione condizionale. Il fatto che ora sia un uomo libero è solo una conseguenza di quella decisione sbagliata. È probabile che alle prossime elezioni politiche - ha lamentato il rappresentante dei familiari - avremo un candidato in più... Abbiamo già visto Sergio D’Elia, perché non dovremmo vedere anche Valerio Fioravanti e Francesca Mambro?".

L'avvocato "Non ha ottenuto alcuno sconto di pena né alcuna concessione - sottolinea l’avvocato Michele Leonardi -. E' tornato ad essere un uomo libero perché questo prevede la legge quando, anche nel caso di condannati all’ergastolo, siano trascorsi cinque anni dal conseguimento della libertà vigilata". "La vita di Fioravanti non è cambiata: da cinque anni - spiega il legale - torna a casa la sera, dalla moglie e dalla figlia, e di giorno lavora. È un uomo assolutamente tranquillo che fa il marito, il padre e il lavoratore nell’associazione di volontariato "Nessuno tocchi Caino". Non ha chiesto il passaporto e non ha nessun motivo per allontanarsi dall’Italia dal momento che ha qui tutti i suoi affetti".

Fioravanti: "Non ho proclami da fare" Parlando della riacquistata libertà Fioravanti ha preferito tagliare corto: "Non ho proclami da fare. Il tempo che ho lo uso al meglio". Sulla strage di Bologna "ci sono spazi per lavorare", ha detto l'ex terrorista dei Nar. "Ma lo devono fare persone più titolate di me. Persone competenti ed anche neutrali, visto che io sono parte in causa". 

"Non chiedo la grazia" Due anni fa, in occasione della pubblicazione di un libro, Fioravanti disse: "Sono un cittadino con un passato particolare ma un cittadino come tutti, che vuole che sia appurata la verità. Non chiedo la grazia, come Sofri, né altri eventuali vantaggi giudiziari, non ne ho bisogno, ma chiedo di ragionare sul processo. Il mio certificato penale è composto da 27 pagine, mezza pagina riguarda Bologna. Io non nego nulla delle 26 pagine e mezzo. Ma quella mezza pagina non mi appartiene, né a me né a Francesca. È una richiesta che facciamo con garbo".

"Non ci è andata male" "Non facciamo le vittime - aggiunse l'ex esponente dei Nar -.  Non ci è poi andata male nella vita, soprattutto ora che abbiamo una figlia. Ma il punto è: ora che nessuno paga più sulla propria pelle, nessuno tranne i parenti delle vittime, vogliamo o no parlare con serenità di quanto è avvenuto? È indubbio che tante cose nel processo non tornano. Perché, ad un esempio, una giuria popolare, al secondo grado del processo, ci ha assolti? Ed un’altra giuria popolare ha assolto anche Ciavardini. Poi, invece, una parte della magistratura con ragionamenti strettamente giurisprudenziali ha invertito le decisioni della gente comune".

La Mambro: "Ora la verità" "Spero che dopo trent'anni ci sia la pacatezza per affrontare altri filoni di indagini e per giungere alla verità vera". Così Francesca Mambro, condannata all’ergastolo per la strage di Bologna e da oltre un anno in libertà condizionale, commenta la possibilità di una revisione del processo. Quanto alla liberazione del marito Valerio Fioravanti, la Mambro sottolinea: "Fa parte della legge, che prevede dopo 30 anni che la pena, con alcuni presupposti legati al ravvedimento, sia estinta". Fioravanti e Mambro non hanno mai chiesto né la grazia né benefici pur proclamandosi da sempre innocenti per la strage del 2 agosto 1980. "Abbiamo fatto il carcere che dovevamo fare...

" conclude la Mambro.

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