Roma - Ministro Bondi, vedendo Ballarò sembra che lei vada molto più d’accordo con Vendola che con Bocchino, suo ex alleato. Ormai sembra quasi ci sia dell’odio, da parte dei finiani, nei vostri confronti.
«Riconosco a Vendola onestà politica e intellettuale. Non condivido in nulla le sue posizioni, ma questo non mi impedisce di discutere con lui e di comprendere le sue ragioni. Il caso di Bocchino è diverso. Il suo ruolo è stato nefasto nel Pdl. Ritengo che lo sia anche all’interno del gruppo di Fli, se un galantuomo come Moffa ne ha chiesto le dimissioni dopo aver ascoltato il suo intervento alla Camera. Credo che il discorso sguaiato e volgare che ha pronunciato abbia convinto molti a non seguire le indicazioni del suo gruppo. Credo perciò che renda anche un pessimo servizio a Fini».
Il cavallo di battaglia dei finiani è che non sono stati loro ad andarsene ma il Pdl a «cacciarli». Ma è veramente così?
«Si tratta di una falsità che Bocchino diffonde in ogni occasione, per nascondere il fatto che Fini ha ingaggiato fin dal primo momento della nascita del governo e del Pdl una strategia di logoramento e di opposizione nei confronti del governo, del partito e del presidente del Consiglio, per ambizioni personali e di potere, a prescindere dai risultati positivi raggiunti dal governo».
Qual è il suo giudizio su Fli?
«All’interno del gruppo convivono due mondi profondamente diversi: il primo è quello rappresentato da quei rappresentanti di An che hanno aderito con coscienza al Pdl come un traguardo storico e con i quali abbiano un comune sentire e comuni valori ideali e programmatici; il secondo è rappresentato da persone come Fini, Bocchino, Briguglio e in parte Granata, che nutrono un odio incomprensibile nei confronti di Berlusconi e che nasce da una cultura che dal fascismo passa senza soluzione di continuità verso una sudditanza culturale nei confronti della sinistra»..
Ministro, scusi ma pare che lei sia uno dei bersagli preferiti dei finiani. Urso la sfotteva dicendo che lei ha frequentato troppo Arcore, Bocchino le dice che lei «sistema la famiglia al ministero». Eppure a sistemazione di parenti Fini e Bocchino non scherzano.
«Intanto io non ho sistemato nessuno della mia famiglia al ministero. Ho già spiegato a sufficienza pubblicamente la questione. Inoltre, sul piano dei comportamenti morali, non credo di poter subire lezioni da parte di persone come Bocchino, il quale mi ha più volte chiamato nel corso di questi due anni di governo con tono arrogante e minaccioso, a lui congeniale, per chiedere che il ministero dei Beni culturali finanziasse soggetti cinematografici, alcuni dei quali prodotti da società appartenenti alla sua famiglia».
Le chiese finanziamenti per i film della moglie, Gabriella Buontempo? In che modo fu «arrogante»?
«Si. Mi ha chiesto finanziamenti a diversi soggetti cinematografici, anche riguardanti sua moglie. E intervenne per alcune nomine. Non ricordo cosa mi disse esattamente, ma ricordo perfettamente che in alcune occasioni, specie all’inizio del mio incarico, il suo tono fu arrogante, perfino impositivo. Ricordo in particolare che, in una occasione, mi telefonò da New York e giunse ad urlarmi al telefono cercando di intimidirmi. Ne rimasi profondamente colpito e scosso».
Uno dei prossimi step fondamentali per saggiare la tenuta della «nuova» maggioranza riguarderà una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Cosa succederà?
«La mozione di sfiducia individuale presentata contro di me è il segno più eloquente dell’incattivimento della lotta politica in Italia. È un atto abnorme, ingiustificato, pretestuoso e, siccome non sono cinico, umanamente dirompente. Franceschini lo ha giustificato come una mina per mettere in crisi il governo. Questo dimostra che la cultura non c’entra niente. Casini è invece l’erede di una cultura che rispetta le persone ed è favorevole ad una politica non facinorosa, per cui non credo che possa votare questa mozione».
Ieri lei ha avuto un botta e risposta con Fini, che avrebbe chiesto in un colloquio le sue dimissioni. Pensa che con la mozione voglia vendicarsi con lei della sconfitta subita?
«Ho semplicemente posto una questione che non può sfuggire a nessuno, e cioè lo snaturamento del ruolo istituzionale di Presidente della Camera a favore di quello di leader di un gruppo parlamentare. Quando si giunge in una riunione nell’ufficio del Presidente della Camera a parlare da parte dello stesso Presidente, come riferivano le agenzie, delle mie dimissioni, vuol dire che non esiste più la garanzia dell’imparzialità del Presidente della Camera. Se la sinistra fosse politicamente onesta e non sposasse sempre la convenienza del momento, non potrebbe non ammetterlo e denunciarlo».
Di chi è la vera colpa di Pompei e dello stato di degrado di buona parte del nostro patrimonio storico-artistico? Forse ci vorrebbero dei manager del patrimonio pubblico.
«Da anni le nostre principali università hanno corsi sui beni culturali e preparano giovani manager capaci di valorizzare e gestire il nostro patrimonio culturale. Per quanto riguarda Pompei, al prossimo Consiglio dei ministri porterò un provvedimento che istituisce una sovrintendenza speciale di Pompei, con alla guida un sovrintendente con poteri speciali».
I tagli alla cultura. La cultura italiana è stata troppo «sovvenzionata» dallo Stato finora?
«Sì, la nostra cultura è quasi esclusivamente finanziata dallo Stato. Questa situazione mortifica l’autonomia della cultura e in qualche modo, come ha ben detto Alessandro Baricco, non consente alla produzione artistica di mettersi in completa sintonia con i gusti e le aspettative del pubblico. Tutti i provvedimenti che ho proposto vanno nella direzione di favorire il sostegno della cultura non solo da parte dello Stato, ma anche dal mecenatismo della società civile, dei privati e degli enti locali».
Berlusconi si dice sicuro di poter allargare la maggioranza. Chi convincerete? I cattolici del Pd? I centristi di Casini? Qualche finiano?
«Ci sono molti parlamentari scontenti e delusi per ragioni politiche. Ci sono i cattolici delusi dalla deriva estremista e laicista del Pd; ci sono i delusi dell’Udc, come dimostra il nuovo movimento di Saverio Romano; e ci sono i delusi del gruppo di Fini, che sta tradendo ai capisaldi culturali di tutta la storia della destra italiana».
Ieri è nato il «Polo della nazione».
«Trovo che sia quasi una mostruosità politica. Sarà interessante vedere che esiti avrà questo esperimento artificiale, come verrà composto il sì alla riforma dell'università di Fli al no di Casini, e come risolveranno tutte le altre differenze».
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