Gian Maria De Francesco
da Roma
Limpasse sulle nomine Rai si è sbloccata. Ieri il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini ha approvato le proposte del direttore generale Claudio Cappon. Gianni Riotta, vicedirettore del Corriere della Sera, sarà il nuovo direttore del Tg1 e Maurizio Braccialarghe il nuovo responsabile della direzione Risorse umane.
Allex direttore del telegiornale della rete ammiraglia, Clemente J. Mimun (che ha detto «prendo atto, in bocca al lupo a Gianni Riotta»), sono state avanzate due proposte: la guida dei Servizi parlamentari o quella di RaiSport. Gianfranco Comanducci, ex responsabile del personale, è il nuovo direttore Acquisti e servizi. In questo incarico sarà affiancato da due vice: Pier Francesco Forleo e Marco Brancadoro. Solo Comanducci e Forleo hanno raccolto il consenso unanime dei consiglieri. Il consigliere in quota Lega, Giovanna Bianchi Clerici, ha votato contro la nomina di Riotta, mentre il consigliere in quota Forza Italia, Angelo Maria Petroni, ha detto «no» a Braccialarghe e a Brancadoro.
Il consiglio. La lunga riunione del consiglio, riaggiornatosi ieri mattina alle 9.30 e proseguito per oltre cinque ore, ha sancito la designazione di due candidati imposti dal premier Romano Prodi in posti-chiave per lazienda televisiva di Stato. Il Professore da Nanchino si è schermito. «Tutti dicono che Riotta va bene e non capisco perché si dice che va bene solo a me», ha replicato. La Cdl, che conta 5 consiglieri contro i 4 dellUnione, ha dovuto cedere su questo fronte, ma ha ottenuto incarichi di prestigio per i «rimossi» Mimun e Comanducci. Le voci sempre più insistenti di uniniziativa del governo per procedere a una revoca del consigliere Petroni in quota Tesoro o addirittura a un azzeramento del cda sono state determinanti per il raggiungimento dellintesa della quale si sarebbe fatto promotore come trait dunion fra sinistra e destra il consigliere in quota Udc Staderini. Allo stesso modo, nel corso della pausa pranzo il presidente Petruccioli ha telefonato ai presidenti di Camera e Senato Bertinotti e Marini per rassicurarli del rispetto delle istituzioni in vista della convocazione di domani della commissione di Vigilanza sulla Rai. Accordo pressoché totale, quindi, sul «metodo Cappon», meglio noto come «strategia del carciofo»: una serie di nomine ampiamente condivise e scaglionate temporalmente. E, soprattutto, massimo rispetto per alcuni dirigenti graditi al centrodestra come il responsabile di RaiFiction Agostino Saccà.
Polemiche. La Cdl e i partitini dellUnione non hanno accolto favorevolmente le decisioni prese a Viale Mazzini. Il coordinatore e il vicecoordinatore di Fi, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, hanno valutato negativamente la sostituzione di Mimun «che ha dimostrato grande professionalità, incontrovertibili risultati positivi e autonomia dai partiti». Alleanza nazionale e Lega nord hanno sottolineato che le nomine di ieri si discostano dalla linea di ferma opposizione alle politiche della maggioranza. «È stato un festival della bontà. Il centrosinistra nel 2001 si arroccò a Viale Mazzini», ha dichiarato lex ministro Maurizio Gasparri. «La Lega non intende sottostare ad accordi sottobanco. La lotta è appena cominciata», gli ha fatto eco il capogruppo del Carroccio alla Camera, Roberto Maroni. Non meno teneri sono stati i «cespugli» dellUnione che rischiano di restare fuori dal valzer delle poltrone. «Alla Rai non interviene lo Spirito Santo a fare le nomine così come da nessunaltra parte», ha tuonato il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, che ha preannunciato la battaglia dellUdeur in commissione di Vigilanza. «Sulla Rai serve più trasparenza o si apre un problema politico», ha affermato Angelo Bonelli dei Verdi scommettendo sulla tenuta dellesecutivo. «Siamo al metodo Moggi: Ds e Margherita occupano, la Cdl un po cede e un po inciucia e ci rimettono i cittadini», ha ribadito Daniele Capezzone dei Radicali che nei giorni scorsi ha più volte denunciato le manovre attorno a Viale Mazzini.
Orticaria. «Le polemiche fanno venire lorticaria: prima avvicinavano allanalisi, ora ci allontanano». Queste le prime parole di Gianni Riotta in qualità di direttore in pectore del Tg1. La sua professionalità è stata riconosciuta da entrambi gli schieramenti politici nonostante il centrodestra abbia rimarcato i successi di audience di Mimun.
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