Sport

Bonitta: «Non tifo contro la mia Italia»

Parla il ct scaricato dalle azzurre prima del mondiale: «Non posso dimenticare che le ho preparate per quattro mesi»

Filippo Grassia

Mancavano 42 giorni al debutto al Mondiale quando Marco Bonitta chiuse l’avventura con le azzurre dell’Italvolley che aveva portato al successo nella precedente edizione del torneo iridato. Questioni caratteriali, s’è detto e scritto. Ma forse c’è dell’altro. Adesso lui è a casa, a Ravenna. E domani vedrà solo in differita, dopo averne conosciuto il risultato, la semifinale fra le sue ex pupille, guidate da Massimo Barbolini, e la Russia di Giovanni Caprara, suo assistente ai tempi dell’avventura a Bergamo. Quasi un derby personale.
Sia sincero, Bonitta, da che parte starà? E perché la decisione di rimandare la visione della partita?
«Non tiferò contro l’Italia, se è questo il senso della domanda, non l’ho mai fatto, sarei uno stupido. Non posso dimenticare che ho preparato per 4 mesi la squadra in vista del Mondiale e che quindi la sento ancora mia. Ma i personalismi non contano. La Nazionale non è delle atlete, né di Bonitta o di Barbolini, è di tutti. Niente diretta, è vero. Non ce la farei a vivere la partita punto dopo punto, non sono ancora sereno e tranquillo dopo l’addio alla panchina, starei malissimo. Ci vuole tutta la pazienza di mia moglie per sopportarmi in questi giorni».
Ma non poteva mantenere il posto e vivere il Mondiale in diretta?
«Potevo farlo, se avessi voluto. Il presidente Magri era al mio fianco, per tre volte mi ha chiesto di allungare il contratto fino al 2009. Invece ho preferito dimettermi essendo venuto meno il rapporto fiduciario con le ragazze. L’aspetto economico non c’entra. In ogni caso avrei lasciato la nazionale dopo il Mondiale, magari per tornare in campo maschile».
Cosa è accaduto di così grave da innescare una rivolta tanto forte?
«Al sesto anno ero venuto probabilmente a stufo (testuale, ndr). Io non mi ero accorto che il filo si stava spezzando, forse perché non vivo nell’ipocrisia. A mio parere non esistono motivi veri, né c’è un evento particolare a fare da spartiacque. Il clima è stato buono fino alla sconfitta con la Russia nella semifinale dell’ultimo Grand Prix. Da quel momento la situazione è precipitata».
La dipingono come un allenatore duro, intransigente, alla Mourinho...
«Quante bugie sul mio conto. C’è gente, anche di nome, che ha scritto cose orribili su di me senza avermi neppure conosciuto. Ci mancava pure che mi incolpassero di aver picchiato una ragazza o di averne portato a letto un’altra. Sono severo, certo, feroce con me stesso e quindi con gli altri. Qualche volta cerco anche il pelo nell’uovo. Eppure nella seconda parte del mio mandato sono cambiato, per così dire mi sono ammorbidito, proprio per venire maggiormente incontro alle esigenze di quelle ragazze che hanno dato tutto alla Nazionale fin da giovanissime. Il paragone con Mourinho, con uno che vince tanto, mi sta bene. Diverso, questo sì, è il conto in banca».
E la cacciata della Piccinini, un feuilleton?
«Di tutti quelli che mi hanno criticato, non ce n’è uno che è venuto a vedere per una settimana come si comportava la Piccinini negli allenamenti. E capire perché il tecnico aveva preso una decisione così forte. Nel tempo ho dimostrato di non avere avuto mai pregiudizi richiamando in Nazionale anche chi avevo lasciato in precedenza a casa come la Cacciatori, la Paggi, la stessa Piccinini. Basta meritarselo».
Come la mettiamo con le ragazze che non l’hanno voluta e adesso sono in semifinale?
«Ne sono felice. Ma lasciamo perdere le frasi del tipo che avevano ragione loro perché si sono liberate di me o i titoli sulle rivoluzionarie a caccia del successo. Io non ho mai prevaricato nessuno. L’allenatore è lì per fare delle scelte, non per subirle. E io ho svolto il mio lavoro. Ma se è successo quel che è successo, si deve essere incrinato qualcosa in tanti anni di vita in comune. Ci tornerò sopra a Mondiale finito».
Qual è il suo pronostico: Italia o Russia in finale?
«Le azzurre dovranno giocare al limite della perfezione per battere una squadra che è migliorata tantissimo sul piano tecnico e tattico. Caprara ha fatto davvero un buon lavoro. Nel 2005 l’abbiamo sempre battuta, nel 2006 è toccato a loro prendersi la rivincita grazie al recupero di Ljuba Sokolova, una delle migliori giocatrici del mondo.

È il momento giusto per invertire la tendenza».
Ma come farà, Bonitta, a starsene tranquillo durante lo svolgimento del match?

Commenti