Marianna Bartoccelli
da Roma
Da sempre in politica, adusa a un mondo decisamente maschile, Margherita Boniver ex socialista oggi sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi, è nota per il suo tono sempre molto signorile e garbato. Ma sullespressione «coglioni» usata dal premier non ha un attimo di dubbio: «Quando ci vuole, ci vuole! Nella sostanza ha assolutamente ragione».
Onorevole Boniver, che effetto le ha fatto leggere su tutte la prime pagine dei giornali una parola da sempre usata nel mondo maschile ma certamente poco elegante in bocca a un capo di governo?
«Be, certo ho avuto un soprassalto, malgrado fossi stata già vaccinata dai telegiornali di tutte le edizioni, che hanno ripetuto ossessivamente la scena. Devo dire però che sul concetto sono daccordo. Certo io non avrei osato usare quel linguaggio, ma al solito cè stata una grancassa per un microturpiloquio. Unesagerazione! La reazione che cè stata è la cifra dellUnione, che è unaccolita di cattocomunisti, sempre pronti a protestare. Detto tutto questo, Berlusconi ha ragione, altroché!».
Ricorda episodi simili nel suo passato politico?
«Sì, quando venni aggredita da Bossi, eravamo nel 1993 e io stavo nel Psi, con un gestaccio della mano sul braccio e con lepiteto di "bonazza". Era un comizio e io avevo presentato uninterrogazione su voci diffuse in Piemonte su un ipotetico armarsi della Lega. È passato ormai un secolo».
Non crede debba esserci un linguaggio istituzionale da rispettare, diverso da quello dei salotti o dei bar?
«Certamente. Ma questa è stata una campagna elettorale allinsegna dellinsulto. Sapesse quello che leggo sui muri, andando in giro in Piemonte per la campagna elettorale. Per esempio ci sono manifesti dove si paragona Berlusconi addirittura a Goebbels. Non mi pare elegante.
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