"Dopo il boom del Covid è normale ridimensionare"

Meta "non è in crisi, la competizione di altri player ne ha solo rallentato la crescita indirizzandola su binari diversi"

"Dopo il boom del Covid è normale ridimensionare"

Meta «non è in crisi, la competizione di altri player ne ha solo rallentato la crescita indirizzandola su binari diversi». Questo è quello che pensa Paolo Galoppo, esperto di strategia digitale che lavora per Banca Sella. Sul suo profilo LinkedIn tratta giornalmente delle tematiche dell'advertising sui social network.

Galoppo, perché tanti licenziamenti sulle grandi piattaforme?

«Sono aziende che hanno avuto un grosso boom durante il Covid, riconducibile anche al tempo maggiore che si passava sulle piattaforme. Molte di loro, però, non riescono a trattenere tutta la forza lavoro che avevano imbarcato e ora stanno ottimizzando».

Solo questo?

«C'è qualche problema in più sul tracciamento dei dati. Il Protocollo App Tracking Transparency di Apple permette di stoppare il tracciamento dei dati su iPhone. Così facendo Facebook e altre piattaforme hanno perso dati che ottimizzavano per le campagne pubblicitarie».

Come si evolvono i social?

«Non sono più solo social network, posti dove le persone si trovano, ma piattaforme dove si consumano contenuti come TikTok. È morto il concetto di amicizia come su Facebook, ma si è instaurato quello di: io seguo quello che fai tu».

Non pensa che Meta si sia concentrata troppo sul Metaverso, perdendo il treno del video?

«No. Ha investito molto sul Metaverso, però sviluppa anche l'intelligenza artificiale che serve per entrambe le anime: advertising e realtà aumentata.

Ha in pancia Whatsapp, Instagram, Messenger e applicazioni che soddisfano ogni esigenza. E il tempo su Facebook è salito anno su anno, su una piattaforma che conta quasi 2 miliardi di utenti attivi al giorno. Inoltre, ha anche lei introdotto i reel».

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