Borsa e mercati

Borsa, in una settimana perduto tutto il guadagno della scorsa ottava

Male l’indice FTSE ITALIA STAR che scende del 4% rispetto alla scorsa settimana. Riducono le perdite invece i titoli a bassa capitalizzazione del mercato rappresentati dall’indice FTSE ITALIA GROWTH (-0,8%)

Borsa, perduto tutto il guadagno della scorsa ottava

Settimana in cui gli indici hanno virato in negativo, perdendo tutto quello che avevano guadagnato la scorsa ottava: l’indice FTSE MIB è sceso infatti del 2,5% (+2,7% la scorsa settimana). Decisamente negativo l’indice FTSE ITALIA STAR, rappresentativo delle società con capitalizzazione compresa tra 40 milioni e 1 miliardi di euro, che scende del 4% rispetto alla scorsa settimana. Tengono meglio invece i titoli a bassa capitalizzazione del mercato rappresentati dall’indice FTSE ITALIA GROWTH, sceso decisamente meno (-0,8%) rispetto agli indici delle società a maggiore capitalizzazione nel corso della settimana.

Tra i migliori Unicredit e BPER

Per quanto riguarda i titoli migliori, troviamo due titoli bancari tra i primi tre: Unicredit che cresce del 5,4% e BPER che cresce del 3,5% rispetto a venerdì scorso. La “promessa” di ulteriori rialzi dei tassi della BCE consente di ampliare lo spread fra tassi attivi e passivi, a beneficio del margine di interesse. Non ci sentiamo di escludere che dietro il rialzo dei due titoli non ci possano essere anche elementi speculativi legati all’intero settore.

Tra i peggiori Saipem e SNAM

In testa ai titoli negativi troviamo per la seconda settimana consecutiva Saipem, che lascia sul terreno il 7,7% che, unito al 3,2% di flessione della scorsa settimana, porta la perdita complessiva a quasi al 10%. Dietro la flessione c’è probabilmente la debolezza del petrolio. Ma non escludiamo nemmeno che ci possano essere ancora azioni in vendita rivenienti dall’aumento di capitale da 2 miliardi dello scorso anno che le banche hanno sottoscritto per 592,3 mln (il 29,6% dell’offerta). In discesa anche il titolo SNAM, dopo il pagamento del saldo del dividendo il 21 giugno.

Da tenere d'occhio la prossima settimana

Nel corso della prossima settimana sono attesi dati di inflazione di giugno dell’Europa e di diversi paesi Europei. In particolare: l’inflazione dell’Europa (stima 5,7% contro 6,1% di maggio), dell’Italia (stima 8,4% contro 7,6% di maggio), della Francia (stima 4,6% contro 5,1% di maggio) e della Germania (stima 6,3% contro 6,1% di maggio). Sull’altra sponda dell’Atlantico è invece atteso il dato di PIL del primo trimestre 2023, previsto in crescita dell’1,4%, ma in riduzione rispetto al 2,6% registrato nel quarto trimestre del 2022. Di solito quando ci sono così tanti dati sensibili, la volatilità risulta in aumento.

A sorpresa trimestriali in rialzo

I risultati del primo trimestre delle società europee e statunitensi hanno sorpreso al rialzo. Per esempio, l’utile per azione medio delle società USA è sceso dello 0,7% (a fronte di una stima media degli analisti del -5.2%) dopo una flessione media del 3,2% dell’ultimo trimestre del 2022. Se vogliamo, potremmo anche dire che, dopo una flessione di due trimestri negativi, le “imprese sono in recessione”. In Europa gli utili medi per azione del primo trimestre sono invece cresciuti del 2%. Dato sicuramente positivo, ma inferiore alle attese degli analisti che segnalavano un +3,5%.

I mercati fanno il tifo per uno scenario goldilocks

Se dovessimo scommettere sulla crescita economica in questo momento, ci sentiremmo di sposare una tendenza al ribasso a causa degli effetti ritardati delle strette monetarie e del rallentamento dei modelli di consumo. Dall’altra parte, pur essendo consci che le due banche centrali hanno detto chiaramente che i rialzi dei tassi potrebbero non essere ancora finiti, ci sentiamo di affermare che probabilmente siamo molto più vicini al picco di quanto non lo fossimo solo 12 mesi fa. E questo sia negli USA che in Europa. I mercati stanno facendo il tifo per uno scenario goldilocks in cui l'inflazione scenderà rapidamente e il rallentamento della crescita avrà un impatto limitato sui margini delle imprese. Siamo invece convinti che gli utili potrebbero essere sotto pressione in un momento in cui l’economia rallenta e le condizioni del credito stanno diventando sempre più difficili.

Timori per una flessione dei volumi di vendita e quindi minori profitti

Con la luce fiocca in fondo al tunnel, l’attenzione degli investitori si sposta quindi su quanto tempo i tassi rimarranno elevati e quindi l’economia in squilibrio, per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. La risposta a questa domanda ha ovvie ripercussioni sugli utili societari. Sono proprio questi ultimi, uniti ai dati sui consumi, che crediamo saranno le variabili chiave che terranno d’occhio gli investitori nei prossimi mesi. Mentre sul fronte dei consumi vediamo i primi segnali di crepe, le riserve societarie rimangono comunque al momento piuttosto solide. Siamo però convinti che queste potrebbero risentire presto degli effetti dei rialzi dei tassi. Ad una flessione dei consumi indotta dal minore potere d’acquisto dei salari, difficilmente sarà possibile per le imprese aumentare i prezzi come negli ultimi 12 mesi. Inevitabile una flessione dei volumi di vendita e quindi minori profitti.

Small e mid-cap favorite grazie alla flessibilità dimostrata nel corso delle due crisi

Per quanto riguarda le azioni dell’Europa, vediamo margini industriali delle imprese che reggono ma solo in
alcuni settori. Ci sentiamo quindi di privilegiare i titoli difensivi a prezzi interessanti nei beni di prima
necessità e titoli di qualità nei settori ciclici. All'interno di questi ultimi, quello che assume rilevanza è il
potere di determinazione dei prezzi, perché l'inflazione rimane persistente e le aziende stanno lottando per
assorbire l'aumento dei costi attraverso un impatto sui margini. Vediamo valore soprattutto nelle small e
mid-cap, grazie alla notevole flessibilità dimostrata nel corso delle due crisi. Siamo invece cauti sulla
tecnologia e sui beni di consumo voluttuari.

Mercato USA, titoli su cui puntare: attrezzature sanitarie

Parzialmente diverso invece il discorso per le azioni USA. La disoccupazione è in aumento, anche se per il
momento ancora contenuto, mentre il risparmio cumulato nel corso della pandemia è in fase di
esaurimento e sarà sempre meno in grado di sostenere i consumi. I mercati tuttavia non sembrano
preoccupati più di tanto e la volatilità rimane contenuta. Questa resilienza è stata tuttavia trainata da titoli
mega cap e growth, per i quali riteniamo che le valutazioni, al momento, siano eccessive. E’ interessante
osservare come gli investitori hanno correttamente acquistato questi titoli portando in alto le valutazioni in
un momento in cui anche i margini di profitto delle imprese sono aumentati. Considerato però che ci
aspettiamo quantomeno un rallentamento dell’economia, è chiaro che i profitti delle imprese (e di riflesso i
prezzi), ne possano risentire. Rimaniamo quindi anche in questo caso prudenti preferendo settori difensivi,
come per esempio quello delle attrezzature sanitarie (tecnologia medica). D'altra parte, non possiamo non
notare come alcuni titoli ciclici appaiano sottovalutati, mentre quelli con più solidi modelli di business
sembrino invece meglio valutati.

Visti i prezzi raggiunti, preferiamo al momento rimanere cauti nei settori
della tecnologia e dei semiconduttori.

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