Bossi jr fa l’asino: «Mai stato in Albania e non ho la laurea»

Milano«Caro Francesco». La lettera inizia così. Tono amichevole, contenuto confidenziale. Perché «Francesco» è Belsito, l’ex tesoriere del Carroccio finito nella bufera dell’inchiesta su «Lega ladrona». E a firmare è «Riccardo». Riccardo Bossi - ne sono convinti i magistrati - figlio del Senatùr e fratello di Renzo il Trota. «Caro Francesco» prende quella lettera, e la infila nella sua cassaforte. Lì la trovano i carabinieri del Noe. Cosa racconta la missiva? Della passione che il giovane Riccardo nutre per le automobili. Una passione costosa, che il ragazzo non paga di tasca sua, ma mette in conto a via Bellerio.
E dunque «caro Francesco - è l’incipit - ti elenco i pagamenti a cui devo fare fronte al 31 gennaio 2011». Pochi convenevoli, Riccardo viene subito al sodo: 981 euro per il noleggio della Clio, 1.857 euro per «saldare in contanti le multe arrivate». Ancora, un pagamento non meglio specificato per l’affitto di un’auto e un altro pagamento di 12.625 euro (indicato come «5.175 + 7.450») per il noleggio di una vettura fino a febbraio 2011. Quindi si passa in carrozzeria, dove per «saldare un lavoro» servono 3.900 euro, a cui si aggiungono le «rate di leasing assicurazione» (2.589 euro). Infine, un misterioso riferimento a un «vecchio problema a base blu». Fatto l’elenco, la lettera si chiude con un cortese «Grazie mille per tutto quello che stai facendo e sono a tua completa disposizione per ogni approfondimento che ritieni necessario». Grazie di che? Probabilmente - è l’ipotesi dei pm milanesi - «grazie» del fatto che quei conti privati vengono saldati con i soldi pubblici destinati alla Lega.
Ma nella Dynasty padana c’è spazio anche e sempre per l’altro figlio del Senatùr, il Trota. Renzo Bossi, infatti, nei giorni scorsi è tornato agli onori delle cronache per la laurea farlocca in Economia e management che avrebbe conseguito in Albania, a tempo di record (in meno di un anno) e ancora prima di prendere la maturità. Un fenomeno. La Procura di Milano ha tra le sue carte l’attestato dell’università «Kristal» di Tirana, con tanto di nome e foto di Bossi junior, l’elenco degli esami passati (e sostenuti in albanese), oltre a un corposo plico firmato dall’ambasciatore Massimo Gaiani, che ricostruisce la vicenda, compresi i tentativi che Renzo avrebbe fatto - una volta salita la marea dello scandalo - per bloccare la pratica relativa al suo finto percorso di studi. Ma lui, il Trota, non ci sta. Nonostante i documenti raccontano di una goffa scorciatoria per ottenere un titolo di studio, ieri l’ex consigliere regionale prova a smontare il clamore che ormai lo insegue da settimane. «Mi dissocio completamente da quel diploma - dice all’Ansa - non sono mai stato in Albania e non sono mai stato a conoscenza di quel documento». «Quanto riferisco - insiste - è avvalorato dal fatto che siamo nel 2012 e solo oggi ne vengo a conoscenza: faccio presente, inoltre, come non ho mai detto di essere laureato e questo avrà almeno un senso...».
Inoltre, «a un’analisi critica del documento chiunque può constatare che la data di nascita è oltretutto errata, dato non poco rilevante». Non dice, però, perché quell’attestato riporti il suo nome e la sua foto.

Né Renzo spiega per quale motivo il documento sia stati trovato nella cassaforte di Belsito, che con i soldi del partito faceva fronte spesso e volentieri alle spese della famiglia Bossi. «Mi utilizzano come arma contro mio padre - è la tesi del giovane Renzo - ora chiedo di essere lasciato in pace».

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