Bossi: «Podestà ha vinto grazie a me e a Berlusconi»

«Dobbiamo partire da qui per ricostruire le ragioni del Pd, un partito che abbia più appeal, che sia capace di reinterpretare i bisogni della società milanese». Antonio Panzeri, europarlamentare del Pd ed ex segretario generale della Camera del lavoro di Milano, ha assistito allo spoglio dei dati per la Provincia da Bruxelles insieme a Sergio Cofferati, che due settimane fa ha «battuto» ai voti sotto la Madonnina. L’ex sindaco di Bologna era capolista del Pd per il parlamento Ue, ma dai milanesi ha preso poco più di quindicimila preferenze, Panzeri invece ne ha conquistate quasi diciottomila. Ma il suo legame con la città è lungo e ha radici nell’impegno all’interno della Cgil.
Filippo Penati partiva con dieci punti di svantaggio e ha perso per lo 0,4 per cento. Quasi un miracolo?
«Direi che si è battuto come un leone, a fronte del dato di partenza che lo vedeva sotto di dieci punti, è arrivato a chiudere quasi alla pari, anche se non è bastato. Non so se abbia avuto o meno peso il dato dell’affluenza, ognuno la tira al proprio mulino. Certo non si può dire che non abbia giocato la propria partita fino in fondo».
Eppure era il presidente uscente, i milanesi lo potevano premiare già al primo turno.
«Credo che sia importante invece rilevare proprio il dato della città, dove Penati è stato più votato di Guido Podestà e questo deve farci riflettere, da qui dobbiamo ripartire, dove prevale il voto di opinione è stato premiato il centrosinistra. In comuni della Provincia invece dove hanno avuto peso le preoccupazioni nei confronti della sicurezza, dell’immigrazione, indubbiamente la campagna elettorale della Lega ha pesato più che nel capoluogo e a nostro svantaggio».
Una critica al Pd?
«È necessario che facciamo una serie riflessione, per reinterpretare e rispondere meglio ai bisogni dei milanesi».
Non avrà pesato sull’esito anche lo strappo di Penati con Rifondazione?
«Non credo, al primo turno c’era una distanza tra i candidati di quasi dieci punti e con il ballottaggio Penati li ha recuperati quasi tutti. Dimostrazione che le scelte in buona parte sono state premiate dagli elettori, anche se non è stato sufficiente. Ma la rimonta, specie in città, è di buon auspicio e dobbiamo lavorarci in vista del prossimo test elettorale, quella per la Regione tra un anno».
Penati potrebbe essere il candidato giusto?
«Prima della persona, ora è importante lavorare sul progetto politico, ci attende il congresso del Pd e dovremo fare un ragionamento approfondito affinché il partito sia più radicato e affascinante nei confronti dell’elettorato, partiamo proprio dall’esame del caso Milano per ricostruire le ragioni del Pd».
Anche le elezioni devono conquistare più appeal, vista la scarsa affluenza?
«Basta vedere i risultati registrati dal referendum, dimostrano che c’è una disaffezione nei confronti della quale la politica non può essere sorda e cieca. Già al primo turno l’astensionismo era stato elevato, un pezzo della società si sta estraniando dalla vita politica e dobbiamo ricostruire l’interesse».
A proposito del caso Milano invece, nel Pd cittadino c’è chi vede la vittoria di Penati almeno in città come una bocciatura della giunta Moratti.

Condivide?
«È indubbio, la gente ha registrato un’assenza del governo cittadino, non intendo una mancanza di visibilità, ma del fare. Negli ultimi tempi si sono registrati una serie di fallimenti, non ultimo quello delle polemiche su Expo».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica