Botticelli l’ambiguo visto e rivisto da Tacchi

A quarant'anni dalla prima riformulazione della Primavera del Botticelli, Cesare Tacchi, allora artista della Scuola di piazza del Popolo, cita oggi se stesso che cita il grande pittore toscano del Rinascimento. Fino al 21 luglio la galleria La Nuvola presenta «I guardiani della primavera pop», «tappezzeria» di tre metri per due nella quale alla danza delle figure l’artista sovrappone due silhouette di busti maschili, quali sorveglianti del giardino di Venere con funzione scenica di sipari ai lati del pannello centrale. La bellezza femminile botticelliana si è prestata come poche altre alla modificazione «genetica», in quanto simbolo di un passato definitivo ma dialogante, in virtù di un linearismo inquieto vicino alla sensibilità estetica moderna. Ed è del 1965 la Primavera allegra di Tacchi, che nel famoso dipinto quattrocentesco rintraccia un’estetica ambigua: «Le figure sono femminili ma allo stesso tempo /non nascondono alcuni tratti maschili /vedo una sorta di en travesti». L’aspetto mascolinizzato dei personaggi che gioiosamente «distraggono» il tempo, anziché fermarlo, come nell’opera di Botticelli secondo la lettura di Maurizio Calvesi, è ulteriormente accentuato nel lavoro del 2007. Tacchi risolve gran parte delle figure nelle linee di contorno e di definizione dei tratti dei volti, un po’ sgraziati, dei panneggi, delle capigliature.

Sono meno leggiadre e meno allegre Le Ore e Venere del nuovo millennio - focalizzate in nove tappezzerie più piccole che ne riproducono i primi piani - e più accentuato risulta il contrasto tra definizione grafica e rilievo imbottito che nega il puro valore di superficie. Galleria La Nuvola, via Margutta 51/a. Orari: lun.-sab. 10-19.30. Tel. 06-36005158.

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