Angelo Allegri
nostro inviato a Lodi
Alla Banca popolare italiana è formalmente iniziato il dopo Fiorani. Lassemblea dellistituto ha eletto ieri i nuovi 16 consiglieri di amministrazione, tutti componenti della lista presentata dal direttore generale Divo Gronchi. Per Gronchi e i suoi non è stata però una passeggiata: alcuni degli eletti hanno raggiunto a stento la percentuale richiesta dallo statuto, il 50% più uno dei voti. A faticare di più è stato in particolare il vicepresidente Giorgio Olmo, che ha gestito il difficile trapasso di poteri nei primi mesi dopo laddio di Fiorani: è riuscito a superare il quorum per solo 18 voti, con 1.432 preferenze. La sua candidatura, insieme a quella di Duccio Guido Castellotti, laltro ex consigliere ripresentato da Gronchi, era stata criticata come segnale di discontinuità solo apparente. Non a caso anche Castellotti ha avuto qualche problema, finendo penultimo degli eletti con 1.736 voti.
Molto più largo invece il consenso attribuito agli altri 14 neo-consiglieri. Il più votato è stato Andrea Guidi, presidente dellAssociazione industriali di Lucca, che ha ottenuto 2.577 sì. Più di 2.500 preferenze a testa hanno ricevuto tutti gli altri, compresi Gronchi e Piero Giarda, destinato ad assumere la carica di presidente.
Lesito dellassemblea è arrivato in serata dopo il lungo spoglio dei voti degli oltre 2mila partecipanti (che con le deleghe portavano il numero dei votanti a 2.800 circa). I presenti in realtà erano in numero decisamente inferiore al previsto. In 6mila avevano chiesto il cedolino di accredito e la media di partecipazione degli ultimi anni era pari al 50% dei soci accreditati. A tenere lontani molti, con tutta probabilità, è stato il tempo; e in un Palazzetto dello sport semisepolto dalla neve, lassemblea ha avuto uno svolgimento tranquillo e senza colpi di scena.
Lunica incognita era rappresentata proprio dalle regole statutarie: se più di due candidati della lista Gronchi non fossero arrivati al quorum il nuovo cda non avrebbe raggiunto il numero di consiglieri minimo (14). In questa eventualità cera chi aveva parlato di commissariamento. Una voce però, che secondo Ambrogio Sfondrini, ex direttore generale della banca, candidato indipendente, è servita soprattutto a «compattare» un maggior numero di azionisti a favore della lista Gronchi.
Il prossimo passo è ora la riunione del cda già convocata per domani. Nellincontro è prevista lattribuzione delle deleghe e la nomina di Giarda. Questultimo ha già dichiarato quello che sarà uno dei suoi prossimi obiettivi, riportare la Popolare italiana alla normalità: «Speriamo che Bpi esca dalle luci della ribalta e torni allanonimato che spetta a una banca medio-grande».
Per quanto riguarda il futuro Gronchi ha ribadito, in assemblea e rispondendo alle domande dei giornalisti, che nei programmi del nuovo gruppo dirigente ci sono «indipendenza e autonomia». Certo, ha aggiunto, «sta a noi difenderle. La sensazione è che la Bpi interessi a molti». Un riferimento più preciso è toccato alle Casse del Tirreno: «Sono intoccabili come tutta la rete».
Nulla di deciso, invece, per quanto riguarda le altre partecipazioni: «Sarà il nuovo consiglio a decidere quali considerare strategiche. Il programma sarà messo a fuoco nel piano industriale che ci siamo impegnati a presentare ai soci entro il mese di aprile, in modo che allassemblea abbiano coscienza del cammino che ci attende». Non sono mancate infine domande sui dossier più delicati, Rcs e Hopa innanzitutto, a cui il numero uno operativo dellistituto ha opposto un muro di silenzio: «Sono argomenti tabù, non rilascio alcuna dichiarazione».
Critico invece il neo eletto consigliere di Bpi nei confronti della recente decisione dellAbi (che riunisce le banche italiane) di avviare il procedimento che potrebbe portare alla sospensione dellex Lodi dallassociazione. Mi è sembrato un «atteggiamento eccessivamente punitivo. Hanno confuso lattività di pochi con quella di 8.500 persone che lavorano onestamente».
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