Bpm, Ponzellini prova a far digerire il «duale»

In casa Bipiemme «la partita è aperta, può succedere di tutto», commenta una fonte vicina all’istituto milanese, sottolineando che il cda di oggi non ha all’ordine del giorno l’aumento di capitale, anche perché non è ancora arrivato il via libera della Consob (che ha tempo fino all’inizio di ottobre), «ma ciò non significa che l’aumento venga rimandato». In consiglio il presidente Massimo Ponzellini dovrebbe dunque limitarsi ad aggiornare i contenuti dell’incontro in Bankitalia della scorsa settimana, con un occhio al tema delicato della corporate governance. Non si esclude poi che in questa sede si possa parlare anche dell'eventuale ingresso nel capitale di Matteo Arpe che con 200 milioni in mano vuole vincere la sfida di rilanciare un istituto arrivato quasi a un passo dal commissariamento.
Piazza Meda non alzerà quindi il velo sulle modalità tecniche della maxi ricapitalizzazione (fissazione prezzo emissione e tempistica dell'offerta) che, con ogni probabilità, ammonterà tra i 900-950 milioni. Restano sullo sfondo le preoccupazioni del consorzio di garanzia capitanato da Mediobanca per i rischi di sottoscrizione di un eventuale inoptato. Consorzio di cui fa parte anche Unicredit che non può permettersi in questo momento di allargare troppo i cordoni della Borsa e che certo non avrebbe vantaggi a presentarsi sul mercato dopo che una banca italiana – pur se delle dimensioni di Bpm – dovesse chiudere la ricapitalizzazione con una forte dose di inoptato.
Non a caso durante il faccia a faccia col vice direttore generale di Via Nazionale, Anna Maria Tarantola, Ponzellini e il direttore generale, Enzo Chiesa, avrebbero prospettato, ma senza successo, la possibilità di spostare il tutto a inizio 2012. Ipotesi rispedita indietro da Bankitalia che chiede di non indugiare più su aumento. Ma di pari passo con il riassetto della governance: non si fa l’aumento, che va comunque varato entro Natale, senza la riorganizzazione dei poteri interni. Pena: il commissariamento. Una sorta di aut aut che lascia anche aperta la porta a una suddivisione di ruoli fra Arpe e Ponzellini che proprio oggi potrebbe aprire all'ipotesi del sistema duale, ovvero all'introduzione di un consiglio di sorveglianza e uno di gestione.
Nelle sale operative, intanto, ci si chiede se Mediobanca porrà obiezioni all’ingresso nel capitale (all’11%) e nel cda Bpm del banchiere milanese, anche se di fronte a una nuova governance, l’ad di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel non dovrebbe avere alcuna preclusione. Così come resta da capire cosa farà il soviet interno, cioè il sindacato che condiziona da sempre la vita della Popolare milanese. Anche se qualcuno fa notare che a novembre in banca si vota per il rinnovo dell’Associazione Amici della Bpm, il parlamentino dei dipendenti-soci che finora è sempre risultato maggioritario in assemblea. E quindi gli equilibri potrebbero cambiare.
«Non ritengo che il problema sia quello dei nomi, ma la governance. L'adozione del sistema duale potrà essere una risposta, ma il problema vero è che la maggior parte dell'associazione Amici della Bipiemme sta usando la tecnica del rinvio», cosa «non più possibile», ha dichiarato in un’intervista a Milano Finanza, il vicepresidente della Bpm Mario Artali.

Secondo le stime di alcuni analisti, sembra che al termine dell’aumento (sia questo di 1,2 miliardi come chiesto da Bankitalia o di soli 900 milioni come suggerito da Ponzellini quale punto di mediazione) il peso dei soci dipendenti potrebbe scendere dall'attuale 3% a circa l'1% del capitale.

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