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Branca: ecco tutta la verità sul mercato dell'Inter

Il direttore tecnico dell'Inter Marco Branca svela il mercato nerazzurro: perché è rimasto Sneijder, perché Zarate e non Palacio, come mai Tevez non è arrivato. E su Eto'o rivela: «Voleva restare qui, giocare la Champions e vincere il Pallone d'Oro»

Dal nostro inviato ad Appiano Gentile

Dottor Branca, è soddisfatto del mercato dell'Inter?
«Abbiamo fatto tutto quello che volevamo fare».
Che voto si darebbe?
«Il voto lo daranno i risultati che otterremo in questa stagione. Di sicuro siamo soddisfatti delle soluzioni che abbiamo trovato, ci eravamo prefissi una linea rigida e l'abbiamo tenuta».
Ma questa Inter è più forte di quella della scorsa stagione?
«Ceduto Ibrahimovic per tutti eravamo più deboli. Poi abbiamo vinto tutto. Aspettiamo a tracciare giudizi».
Ma Carlos Tevez non è arrivato...
«Il motivo è semplice, il Manchester City non è mai sceso sotto una richiesta di 45 milioni di euro».
Però l'Inter c'ha provato fino all'ultimo, lei si è anche incontrato con Tevez in Sardegna....
«É vero, ci siamo scambiati le nostre impressioni, poi ci siamo fatti reciprocamente gli auguri. Tutto qui».
E poi Zarate e non Palacio...
«Zarate è stata una scelta sia tecnica che economica».
Alla fine Sneijder è rimasto...Prigioniero?
«Mi sembra che proprio Wesley abbia spiegato chiaramente che non aveva voglia di lasciare l'Inter perché si trova bene qui, è contento di restare qui, e questo deve averlo percepito anche una grande squadra come il Manchester United».
Ma è stato vicino al trasferimento?
«Mai arrivate offerte per lui. Si parlava di un interesse dello United, il che aveva fatto piacere al giocatore e anche a noi perché certificava il buon lavoro svolto da lui e da noi, ma non c'è mai stata una vera trattativa e neppure è mai stata fatta un'offerta».
Come si spiega il sacrificio di Samuel Eto'o?
«Noi non avremmo mai voluto cedere Eto'o. Lui voleva restare qui e voleva giocare ancora la Champions league. Avevo parlato con lui in estate e mi aveva confidato che voleva vincere il pallone d'Oro. Poi è successo l'imprevedibile, a Samuel Eto'o è stata fatta un'offerta irrinunciabile, fuori range, lui si è reso conto che aveva di fronte un contratto pazzesco. In tutta serenità e in grande amicizia abbiamo cercato di trovare una soluzione che fosse la migliore per lui e per noi. Sportivamente questa operazione non voleva farla nessuno. Ma questa è stata una operazione che sfiora i cento milioni e oggi bisogna fare bene i conti se si vuole giocare in Europa».
Perché fare un'operazione che non si vuole fare?
«Non è tanto l'Inter che lo ha ceduto. Questo mercato ha mostrato tutti i limiti di un sistema che non funziona, arretrato, abbiamo circa il 40 per cento in meno di introiti rispetto agli altri club europei di prima fascia. Se la realtà è questa non rimane che rispettare certi parametri che permettono l'iscrizione alla Champions league. Questo sistema ci penalizza ma non è colpa e non dipende da Inter, Milan, Juventus, Roma o tutte le altre».
È per questo che c'è in corso una italianizzazione della squadra?
«Di questo non ci è mai importato troppo, anche se ci piacerebbe molto scovare un talento. In realtà dobbiamo tenere d'occhio gli ingaggi, questa è una voce fondamentale».
Adesso i conti in casa Moratti tornano o occorre sempre stare attenti al Far play finanziario?
«É ancora troppo presto per dire che siamo a posto. Vediamo a dicembre e poi ancora a giugno prossimo».
Ci sta anticipando che la campagna acquisti dell'Inter avrà un altro basso impatto mediatico?
«Noi siamo una squadra che di mediatico ha poco, siamo un club concreto».
Gira la voce che fra Massimo Moratti e Gian Piero Gasperini ci sia poco feeling...
«A me non risulta».
Ma qual è il progetto?
«La nostra strategia è raggiungere un giusto compromesso fra giovani e giocatori esperti.

Guardiamo unicamente a cosa va meglio per questa squadra».

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