Per Beppe Iachini è finalmente arrivato il gran giorno: lesordio sulla panchina del Brescia. Però non in una partita tranquilla. Tuttaltro, perché le rondinelle se la vedranno oggi alle 15,30 in trasferta in Romagna contro quel Cesena che il tecnico Pierpaolo Bisoli ha portato a livelli di eccellenza, attualmente al secondo posto in classifica alle spalle dellarrembante Frosinone di Checco Moriero. È un ritorno al passato per Iachini che nel 2003 aveva guidato il Cesena ai playoff di serie C1, poi persi contro il Pisa in semifinale. Uneliminazione che brucia ancora oggi al tecnico, che ha la città romagnola nel cuore: «È stata una delle mie esperienze più importanti perché lì cè un grande stadio e si respira una cultura vera del calcio. Mi sono trovato benissimo. E Cesena mi porta bene perché nel 2007 col Chievo ho esordito a Cesena e alla fine sono salito in serie A. Ora sono al Brescia e dico che non dobbiamo avere paura di nessuno; soprattutto dobbiamo mantenere sempre lo stesso atteggiamento, in casa e in trasferta».
Ma Iachini va oltre, teorizzando una squadra portata a offendere; una squadra che, pur rispettando gli equilibri, sappia fare un gol senza contare solo su un paio duomini capaci di risolvere la partita. Una squadra che sappia gestire il match cambiando in corsa il modo di proporsi nel caso in cui la porta venisse sbarrata ai bomber Caracciolo, Flachi e Possanzini. Quindi evitare la dipendenza da questi tre, con un concetto cardine che il tecnico di Ascoli aveva applicato al meglio ai tempi del campionato di serie B vinto dal suo Chievo con 85 punti e 77 gol fatti, miglior attacco del torneo. Il tridente di allora, Pellissier-Obinna-Iunco, ha poco o niente da insegnare a quello bresciano di oggi, pur se nelle 8 partite giocate sono ben 7 i marcatori bresciani. Al trio si aggiungono Kozak, il centrocampista Barusso e i difensori Bega e Lopez.
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