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Briatore: «La Fia ci ostacola e qualcuno soffia sul fuoco»

Oggi Alonso penalizzato di 2” al giro nelle prove ufficiali L’ira del patron della Renault ha un solo obiettivo, mai nominato ma chiaro a tutti: la Ferrari

nostro inviato a Budapest
Alla mattina aveva raccontato delle sue paure dopo aver scoperto un tumore al rene. Aveva raccontato della sua gioia per lo scampato pericolo, «merito dei check up, tutti devono farli». Aveva persino raccontato della nuova vita dopo lo spavento, «d’ora in poi dedicherò un’ora al giorno solo a me». Ma ieri, purtroppo per lui, patron Flavio Briatore è stato costretto a buttare nel cestino delle belle intenzioni anche quell’oretta di relax appena scoperta. Troppo lavoro, troppa confusione. Troppi casini motoristici e regolamentari, troppi sospetti. Colpa di questo mondiale che si tinge di giallo e di giudici; colpa della querelle sul mass damper, la zavorra mobile che una volta è regolare e una volta no e avanti così da oltre due settimane. Colpa di Alonso, il campione del mondo, che si rivela latinissimo, caliente, ai limiti di una crisi di nervi. Colpa anche della Ferrari che va come una scheggia, con Felipe Massa più veloce di tutti e in vena di battute da Bagaglino, «sono io il Massa damper della Rossa» e colpa di Schumi che ha girato poco ma, dice, «sono tranquillo, avevo gomme usate, possiamo vincere». Colpa, soprattutto, della Fia, per dirla con Briatore, che, quasi se lo sentisse, di mattina, era stata al centro delle sue argomentazioni polemiche. Come al centro del suo sfogo era stata la Ferrari, senza mai nominarla però e persino Luca di Montezemolo, presidente della Rossa, presidente della Fiat, presidente di Confindustria. «Forse i giovani italiani si riconoscono in me perché chi si fa da solo lo si sente più vicino... Io posso identificarmi di più in un meccanico che in uno con la erre moscia… La gente rimane colpita da chi nasce da una famiglia normale e ottiene qualcosa... Non è che tutti hanno un Agnelli che li protegge tutta la vita».
Bordate per tutti. E non sapeva ancora, Briatore, quel che sarebbe accaduto da lì a poco. Alonso in pista per la seconda sessione di libere, Alonso che ha fretta e sorpassa con bandiere gialle (in serata prenderà un secondo di penalità nelle tre sessioni di oggi valide per la pole), Alonso che ha molta fretta e si trova davanti il collaudatore Red Bull (motorizzata Ferrari) Robert Doornbos, che non si leva di torno. È a quel punto che lo spagnolo lo sorpassa in rettilineo, gli fa gestacci, lo stringe un po’ verso destra e lo rallenta volutamente nella curva successiva (un altro secondo). «Cosa potevo fare? - dirà Doornbos - non potevo togliermi di torno in piena curva, aspettavo il rettilineo, ma Fernando ha perso la pazienza». ». Povero Briatore: di mattina non sapeva tutto questo, ma aveva già sensazioni tristi. «Adesso devo concentrarmi su questo mondiale - diceva - in cui accadono cose politiche, cose che nessuno capisce... Ci sono team che vogliono vincere con gli arbitri, team che hanno bisogno di aiuti per vincere e tutto questo non dovrebbe accadere». Parole che rivelano la rabbia interiore di chi, inteso come team, si sente assediato. Parole che non citano mai Ferrari e Maranello ma che proprio alla Ferrari e a Maranello alludono. Parole che restano nel no comment da parte dei diretti interessati e che vengono però rafforzate dallo stesso Briatore quando s’infervora sul mass damper: «Qualcuno ha parlato della Honda squalificata due anni fa: ma quella era un’infrazione, avevano due serbatoi. Il nostro è un congegno approvato e ora, a oltre metà campionato, si cambiano le regole, non è più valido. Non è corretto. C’è qualcuno che ha copiato male la nostra idea e allora ha chiesto aiuto... ». E ancora: «Ma ora vediamo come va a finire con la Federazione: la Fia non può screditare chi lavora. Qui sta succedendo di nuovo quel che accadde anni fa (1994, quando Briatore era boss della Benetton e il suo pilota si chiamava Schumi, ndr). In questi giorni c’è un grosso impegno della Fia a giocare contro di noi».
La Federazione stracitata, la Ferrari tirata in ballo con molte allusioni. Questo lo j’accuse del gran capo Renault. Poi le libere, poi Alonso, poi i giudici che chiamano il suo pilota e lo puniscono. «Una sentenza che si commenta da sola, non aggiungo altro», dirà Briatore al telefono. Altro che ora di relax.

Qui c’è da lavorare: in pista e fuori.

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