Politica

Brucia la casa, padre e figlia morti abbracciati sul balcone

Tragedia notturna in un centro del Cagliaritano: le urla disperate della bimba straziano il paese

Daniele Casale

da Cagliari

Un ultimo disperato abbraccio, prima di accasciarsi al suolo e morire asfissiati. Una fine atroce per padre e figlia, che ieri ad Assemini, cittadina a quindici chilometri da Cagliari, sono stati trovati carbonizzati cercando di sfuggire alle fiamme che avevano avvolto la loro abitazione. Anacleto Coghe, 65 anni, e la piccola Chiara di 8 anni erano uno accanto all'altro nel balconcino: doveva essere la via di salvezza, invece si è trasformato in una trappola. Padre e figlia sono crollati al suolo con ustioni in tutto il corpo: lui aveva preso in braccio la bambina per sottrarla e proteggerla dalle fiamme, ma ogni tentativo è stato inutile. Anche i vicini hanno tentato di soccorrere le due persone, ma non sono riusciti a sfondare il portoncino blindato. La tragedia è accaduta nella notte tra martedì e mercoledì.
Secondo le prime perizie eseguite dai vigili del fuoco, intorno a mezzanotte al piano terra nella palazzina della centralissima via Cagliari, forse da un elettrodomestico o dall'impianto elettrico, è partita una scintilla che ha fatto scatenare l'inferno. In quel momento padre e figlia erano già addormentati e sono stati svegliati dal forte odore di fumo e dal bagliore del fuoco. Anacleto è balzato giù dal letto ed è corso nella cameretta di Chiara per svegliarla e portarla in salvo. La bimba ha realizzato subito quel che stava succedendo. Nel frattempo il rogo si era esteso a tutta la palazzina, rendendo l'aria irrespirabile. L’uomo prima ha tentato di domare le fiamme, ma quando ha capito che ormai era troppo tardi, ha cercato la fuga. Chiara ha cominciato a urlare terrorizzata, il padre l'ha presa in braccio ed è corso sulle scale per raggiungere il piano superiore. Evidentemente, il disperato tentativo di salvezza al quale aveva pensato Coghe era gettarsi dal balconcino: un volo di quattro metri che forse avrebbe salvato loro la vita. Ma non hanno fatto in tempo. Intorno all'1.15 alcuni vicini, vedendo il fuoco che avvolgeva l'edificio, hanno chiamato i soccorsi. Prima però hanno raggiunto la casa di Coghe e inutilmente hanno provato a sfondare l'ingresso. I pompieri pochi minuti dopo sono arrivati sotto casa con cinque automezzi. Ma quando finalmente hanno raggiunto il terrazzino ormai non c'era più niente da fare. I corpi di Anacleto e Chiara erano adagiati a terra, abbracciati e pieni di ustioni. Dopo aver respirato per lungo tempo monossido di carbonio, non ce l'hanno fatta.
I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare per cinque ore per spegnere le fiamme, che rischiavano di estendersi ad altre case. Una tragedia assurda, scatenata da una fatalità. E destino ha voluto che Chiara quella notte maledetta la trascorresse con il padre, anche se sarebbe dovuta essere con la madre, a Cagliari: «Voglio stare qui ancora un giorno», aveva chiesto.
Dipendente della Telecom in pensione, Anacleto aveva lavorato a Pisa per anni e si era costruito una famiglia. Poi aveva deciso di divorziare e aveva iniziato una relazione con una donna, di qualche decina d'anni più giovane, la madre di Chiara. Era tornato ad Assemini, da una decina d'anni, per stare anche più vicino alla anziana madre. Dalla giovane compagna, dalla quale aveva avuto la bimba, si era poi allontanato. Ma il rapporto con la figlia era talmente forte che l'uomo era rimasto ad Assemini, vicino alla ex, per poter vedere Chiara sempre più spesso. E in questo fine estate, dopo aver trascorso qualche settimana con i figli avuti dalla precedente moglie, a pochi giorni dall'inizio delle lezioni per la piccola, che avrebbe dovuto iniziare la terza elementare, il pensionato aveva voluto trascorrere con lei ancora qualche momento.

L’ultimo.

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