Bufera sul questore di Milano: «Deve dare una spiegazione»

Milano«Dopo questi due giorni di totale inefficienza dei servizi di controllo e garanzia non si può prescindere da una presa di coscienza da parte del questore di Milano Vincenzo Indolfi. Del quale non chiediamo le immediate dimissioni, no. Ma pretendiamo delle spiegazioni. Quelle sì». Sono le 19.30 quando le parole del deputato Pdl Massimo Corsaro battute dalle agenzie arrivano come pietre in via Fatebenefratelli 11, sede della questura milanese.
Silvio Berlusconi è sempre stato trattato con particolare attenzione nella sua città. E il premier in passato ha esaltato spesso la professionalità dei 7 uomini della Digos – tutti appartenenti alla sezione «partiti dell’arco costituzionale» – che quando è sotto la Madonnina lo seguono nei suoi appuntamenti. Questi agenti sono inoltre coadiuvati dagli 8 uomini della sua scorta privata, concessagli sì dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale, ma che Berlusconi conosce da sempre e ha scelto personalmente.
Ma cosa non ha funzionato ieri sera in piazza Duomo? In cosa hanno sbagliato questi 15 professionisti che il premier chiama da sempre «i miei moschettieri» e tra i quali ci sono anche un ex maestro di arti marziali e un ex paracadutista dell’arma speciale «Tuscania», dinanzi a un uomo armato solo di una statuetta? Sicuramente ci sarà da riflettere, e già stamani è in programma una riunione per esaminare l’accaduto nei dettagli. Intanto nei corridoi della questura qualcuno commenta: «Purtroppo è impossibile prevedere tutto...».
«Silvio Berlusconi, in qualità di presidente del Consiglio, è sottoposto alla cosiddetta “doppia tutela”: ha le spalle coperte dalla una scorta privata, mentre quella pubblica, composta da uomini delle forze dell’ordine, lo accompagna e gli apre la strada quando si trova in pubblico - spiega confidenzialmente un uomo della questura -. Il Cavaliere ha sempre prediletto gli uomini di fiducia e i mezzi di proprietà. Gli otto uomini della sua scorta privata sono praticamente le sue ombre: si muovono insieme a lui, gli viaggiano accanto nelle auto blindate, condividono ogni attimo della sua vita. Auricolare 24 ore su 24, un livello di attenzione e di concentrazione altissimo. Veri professionisti, insomma. E Berlusconi li tratta come familiari. A dire il vero tratta benissimo anche tutti noi delle forze dell’ordine: si ricorda persino di chiederci come stanno le nostre famiglie».
Un rapporto solidissimo. «Qualche anno fa, accadde un episodio che rivela la forza del legame tra noi e il presidente - racconta il poliziotto milanese –.

Dopo una seduta dal dentista, durante una giornata di pioggia battente, nessuno degli uomini della sua scorta privata accennò a scendere dalla macchina per andare a portargli l’ombrello. Solo alcuni poliziotti del servizio scorte, uno dei nostri, insomma, gli andarono incontro: lo avevano atteso all’aperto, davanti alla porta del medico, senza mollarlo un attimo».

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