Il buon Travaglio usa sempre due pesi e due misure

Caro Granzotto, ho letto un articolo in cui Travaglio afferma testualmente che lei scrive idiozie a proposito del mancato arresto di Rubina Affronte, l’attivista di un centro sociale figlia di un magistrato, che alla festa nazionale del Pd ha colpito con un fumogeno il segretario della Cisl Bonanni. Non riesco a comprendere come mai il Travaglio nei suoi articoli farneticanti può insultare impunemente le massime cariche dello Stato, i politici del centrodestra e i giornalisti di altre testate senza che intervenga la magistratura o almeno l’ordine dei giornalisti sospendendolo per 4 o 5 anni, in modo che si rinfreschi le idee. Cordiali saluti.
Trecate (NO)

Credo che lei si riferisca, caro Tempesti, alla pappardella con la quale il simpatico Travaglio si cimenta nel solito giochetto delle tre carte dando nel contempo non solo a me, ma a mezz’Italia non manettara e non «sinceramente democratica», dell’idiota. Questo per aver detto e scritto, noi idioti, che Rubina Affronte se la cavò con un rabbuffo mentre sarebbe stato il caso di sbatterla dentro. Per aver scritto, ancòra, che è improvvido sottovalutare, liquidandolo come ragazzata, il gesto della fumogenista, non a caso subito seguito dalle scritte: «dieci, cento, mille fumogeni». Per dimostrare quanto siamo idioti, noi che invocammo l’arresto della «sciagurata attivista di un centro sociale», come si legge nella pappardella, Travaglio si mette al banchetto e attacca col suo gioco preferito, quello delle tre carte, appunto. Egli afferma, immaginiamo con un sorrisino di commiserazione, che «la ragazza non è stata arrestata perché non si può, il Codice penale non prevede la custodia cautelare per il reato di lancio di oggetti pericolosi». Che caro. E che paziente nel voler spiegare a noi testoni e idioti la rava e la fava della Legge. Peccato che non completi la lezioncina ricordando che l’imputazione, l’articolo del codice al quale far riferimento, non è indicato dallo Spirito Santo, ma vagliato dal magistrato incaricato della faccenda. Un candelotto fumogeno, in sé, è fuor di dubbio un oggetto pericoloso. Tant’è che bisogna maneggiarlo con prudenza. Ma se acceso e lanciato, mirando al corpo, da breve distanza non diventa qualcosa di più? E poi: forse devono ritenersi categoricamente escluse, dal gesto della «sciagurata attivista», quella violenza o minaccia che, se rivolta a un corpo politico e «commessa mediante il lancio o l’utilizzo di corpi contundenti o altri oggetti atti ad offendere, compresi gli artifici pirotecnici, in modo da creare pericolo alle persone» costituisce aggravante ai sensi dell’articolo 339 del Codice penale?
Io non so rispondere, non ho le competenze necessarie e meno che mai quelle vaste e profonde delle quali dispone Travaglio. Ma non bisogna avere un gran cervello per capire che un candelotto fumogeno può essere sì ritenuto un semplice oggetto pericoloso, però con poco sforzo e meno ancora immaginazione anche qualcosa che s’avvicina all’arma impropria. Il segretario della Cisl ne ha avuto il giubbotto bruciato e sforacchiato e buon per lui che non era confezionato con materiale infiammabile. Riferirsi al Codice penale che non prevede l’arresto per il lancio di oggetti pericolosi è dunque argomento buono per un’azzeccagarbugli.

Perché a Rubina Affronte è stato evitato l’arresto non in forza di un articolo del Codice, ma di una interpretazione del suo gesto, visto come non violento e non minaccioso, e della riduzione dell’«artifizio pirotecnico» a semplice oggetto pericoloso, esattamente come la giurisprudenza contempla il cancellino che gli studenti si tirano in classe.

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