Di Busco il morso sul seno sinistro

Giallo di via Poma: in aula la prima certezza. «Il morso sul seno sinistro della Cesaroni è compatibile con l’arcata dentale di Raniero Busco. Evidenti i segni tipici dell’incisività dei denti». La relazione dei consulenti del pm ai giudici della III Corte d’Assise del Tribunale di Roma presieduta da Evelina Canale, “inchioda” l’ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, l’impiegata dell’associazione degli Ostelli della Gioventù uccisa con 30 coltellate il pomeriggio del 7 agosto 1990 nell’ufficio deserto di via Carlo Poma.
«La mia vita adesso si è fermata - commenta Busco al termine dell’udienza -. Mi sembra tutto così assurdo non ho dato nessun morso a nessuno e comunque sia mi sembra che di prove concrete e certe non ce ne siano». D’altro avviso i testi chiamati in causa dalla pubblica accusa. A parlare durante la tredicesima udienza del procedimento per omicidio volontario, i consulenti del pm Ilaria Calò, il direttore dell’Istituto di Medicina legale dell’Università La Sapienza Ozrem Carella Prada e il dottor Stefano Moriani, gli odontoiatri Domenico Candida e Paolo Dionisi, infine il capitano del Ris di Parma Claudio Ciampini.
Secondo gli esperti i segni lasciati sul capezzolo sinistro della vittima apparterrebbero al fidanzato di Simonetta: «Ciò è evidente - sottolineano i periti durante la deposizione - anche dalle comparazioni e dalle sovrapposizioni svolte. Per i tecnici l’arcata dentaria dell’uomo è «unica, rarissima e stabile negli ultimi 18 anni, oltre che compatibile con le lesioni rilevate sul corpo della donna». In particolare i consulenti hanno esposto alla Corte le caratteristiche dell’arcata dentaria: morso inverso e incrociato, anteriormente unico. Denti con posizione irregolare con minore capacità di incidere al centro piuttosto che ai lati.
Confrontati, poi, alcuni fermi immagine di riprese svolte all’indomani del delitto, già acquisiti durante la consulenza del novembre 2008. «Dall’analisi emerge - concludono i periti - che non ci sono stati evidenti cambiamenti nella posizione dei denti dell’imputato, solo una lieve riduzione della superficie incisale data dall’usura. L’insieme delle caratteristiche del morso di Busco sono così peculiari da renderlo pressoché unico e quasi improbabile che ve ne sia un altro analogo». Carella Prada, che effettuò l’autopsia sulla Cesaroni, ha relazionato circa le cause della morte, sui mezzi che la determinarono e sulle modalità con le quali furono causate le ferite. «Arrivai sul posto alle due di notte - spiega il medico -. Simonetta era riversa in terra supina. Aveva una stato di rigidità estesa su tutto il corpo: ciò significava che erano trascorse diverse ore dal decesso». Altra certezza: le lesioni «provocate da una persona sicuramente destrorsa, non mancina. La ragazza non è stata picchiata, ma le tumefazioni sulla parte destra del volto sarebbero state causate da uno schiaffo sferrato con la mano sinistra perché l’omicida, probabilmente, l’aveva minacciata e aveva già impugnato l’arma, forse un tagliacarte. Il killer si mise, poi, a cavalcioni su di lei, serrando le ginocchia per tenerla ferma».
Un delitto compiuto con «estrema crudeltà ed efferatezza» per il medico legale. È stata poi la volta dei due medici dentisti che si sono soffermati sul segno trovato sul petto di Simonetta, il morso.

Carella Prada aggiunge: «Quella lesione è compatibile con l’omicidio e fu provocata quando la ragazza era ancora viva». «Non ho fatto niente. La mia forza è l’innocenza» il commento di Busco prima di lasciare l’aula.
yuri9206@libero.it

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