Bush convince Musharraf Elezioni entro il 15 febbraio

Dopo una dura telefonata da parte della casa Bianca, il presidente pachistano annuncia la data. Poi conferma che si dimetterà dall'esercito

Bush convince Musharraf 
Elezioni entro il 15 febbraio

Islamabad - Poche ore dopo una telefonata del presidente americano George W. Bush, il presidente Pervez Musharraf ha annunciato che le elezioni parlamentari si terranno entro il 15 febbraio e ha confermato che smetterà la divisa da generale prima di giurare per il nuovo mandato presidenziale. L’annuncio è stato dato dalla televisione di Stato del Pakistan, l’unica non oscurata dopo l’imposizione dello stato di emergenza cinque giorni fa. Le elezioni si sarebbero dovute svolgere a metà gennaio.

Bush duro con il generale Musharraf non ha precisato quando smetterà la divisa, ma prima dello stato d’emergenza aveva detto che sarebbe avvenuto dopo la conferma della sua rielezione e prima del giuramento. Il risultato della consultazione indiretta del 6 ottobre è rimasto sospeso, condizionato da una sentenza di costituzionalità che la Corte suprema avrebbe dovuto emettere questa settimana. I giudici indipendenti sono stati destituiti sabato e sostituiti con fedeli al generale, che si è così assicurato un verdetto a lui favorevole. Bush ha avuto con Musharraf un colloquio telefonico "molto franco", ha riferito il presidente americano, usando un termine che nel linguaggio diplomatico significa non molto amichevole. Bush ha chiesto che venissero indette le elezioni "presto" e le dimissioni di Musharraf da capo delle forze armate. Il governo pachistano ha dato la sua versione: Bush ha mostrato "comprensione" e "ha lodato Musharraf e il ruolo critico del Pakistan nella lotta al terrorismo e all’estremismo". Gli Stati Uniti avevano minacciato di tagliare gli aiuti al Pakistan, circa 12 miliardi di dollari dal 2001.

Il Ppp denuncia: arresti di massa Intanto, il Partito popolare pachistano dell’ex primo ministro Benazir Bhutto ha denunciato oggi migliaia di arresti di attivisti. Almeno tremila persone sono state arrestate in cinque giorni, avvocati, giudici, attivisti per i diritti umani, tutti esponenti di quella forte società civile che si è levata per prima contro il regime militare del generale, al potere dal 1999 con un colpo di Stato. «Hanno fatto irruzione nelle case degli attivisti tutta la notte in Punjab, sono migliaia i fermati», ha detto Farzana Raja, una portavoce del partito nella provincia meridionale, base politica della Bhutto. La Bhutto ha annunciato per domani una dimostrazione a Rawalpindi, la città vicino a Islamabad, contro lo stato di emergenza, giustificato da Musharraf con la necessità di meglio combattere il terrorismo. L’annuncio di Musharraf sulle elezioni e le dimissioni da capo delle forze armate potrebbe cambiare la situazione. L’ex premier dovrebbe parlare in giornata.

Otto kamikaze per uccidere la Bhutto La squadra suicida sarebbe già infiltrata fra i sostenitori dell'ex premier che ha mobilitato la piazza contro Musharraf. È quanto sostengono le forze dell’ordine. "Disponiamo di informazioni molto circostanziate secondo cui attentatori suicidi sono entrati a Rawalpindi", ha denunciato Sauf Aziz, capo della polizia della città, gemella della capitale Islamabad e sede tra l’altro del Comando delle Forze Armate nonchè del quartier generale dello stesso Musharraf, rimasto al vertice dell’apparato militare nonostante le pressioni perchè vi rinunciasse, esercitate anche a livello internazionale, e malgrado la sua stessa promessa di abbandonare tale carica. Aziz ha aggiunto che gli aspiranti kamikaze sarebbero appunto fino a otto, e che potrebbero "prendere di mira i raduni di massa e uccidere persone innocenti".

"La situazione è molto seria, specie a Rawalpindi dove già ci sono stati di recente due attacchi suicidi", ha insistito il comandante della polizia locale, precisando che la numero uno del Ppp è stata informata delle "gravi, gravi minacce" rappresentate dai potenziali kamikaze che avevano già colpito il corteo al reintro di patria di Benazir dopo otto anni di esilio volontario.

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