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Bush racconta la sua solitudine e le lacrime segrete

da Washington

George Bush piange spesso. Appoggiato alla spalla di Dio. L’ha raccontato lui in una sorprendente «confessione» a un giornalista texano. Si sono parlati alcune volte, anche masticando un hamburger alla Casa Bianca. Adesso l’intervista è diventata un libro. Bush parla della sua solitudine, quella di ogni «capo», delle mille preoccupazioni «cui non posso dare spazio e così cerco di non manifestarle, più che l’autocommiserazione è la cosa peggiore che possa succedere a un presidente».
Ma non vi cede proprio mai? «Quando mi capita, è mia moglie Laura che mi ricorda che sono stato io a decidere di affrontare tutto questo». Quando poi le difficoltà sono davvero grandi e quando (anche se Bush questa parola non l’ha pronunciata) si affacciano o si affollano i dubbi, allora egli si abbandona alle lacrime: «Ho pianto molto, ne ho versate molte di più di quanto si possa pensare che accada a un presidente». E forse, ha avanzato l’intervistatore, senza una spalla cui appoggiarsi per piangere, ma Bush ha smentito: «In quei momenti mi sono appoggiato alla spalla di Dio».
Confessione impressionante ma non del tutto inedita né imprevedibile: diversi anni fa chiesero a George W. se quando ha un problema molto difficile si rivolge per consiglio a George H., suo padre ed ex presidente, e il Bush jr. disse di no, che quando è veramente nei guai si rivolge «a qualcuno che sta più in alto».
Momenti di scoramento? Certamente di preoccupazione. Bush è conscio della propria impopolarità continuamente rivelata dai sondaggi, sa di essere «accusato di arroganza unilaterale», ribadisce che «alla fine quello cui bisogna guardare è se il mondo sta meglio o sta peggio», ma parla anche di tattiche spicciole: «spero che il generale Petraeus sia più bravo di me a “vendere” al popolo americano i progressi che abbiamo fatto. La sua relazione sarà molto importante e il momento decisivo saranno i mesi di ottobre e novembre», quando Bush spera che la situazione militare in Irak mostrerà risultati tali da potergli consentire di cominciare a riportare a casa i soldati Usa. Poi sarà la storia a giudicare. Nell’immediato Bush ha poco tempo per pensare al futuro di ex presidente che lo aspetta fra sedici mesi.
Se glielo chiedono ricorda che avrà appena 62 anni e dunque sarà giovane: «Farò dei discorsi, anche per riempire un po’ la cassaforte.

Papà lo fa. Non so di preciso quanto guadagni ma di solito sono tra i 50 e i 75mila dollari per conferenza e Clinton ha fatto un sacco di soldi». In cassaforte George Bush jr. ha in questo momento 21 milioni di dollari.

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