Gianandrea Zagato
Mentre Filippo Penati con la figlia Ilaria tenta di districarsi dalla calca dello shopping prenatalizio, Rocco Buttiglione dà lannuncio atteso dal presidente della Provincia: «Abbiamo deciso laumento di posti nel consiglio damministrazione della Scala».
Allargamento da sette a nove poltrone nella Fondazione che, oggi, non vede la presenza dellamministrazione provinciale: assenza non per volontà politica ma, come più volte ribadito da Palazzo Marino, perché il numero dei membri del cda non è mai stato ampliato. Il ministro per i Beni Culturali anticipa quindi quella decisione sperata dallinquilino di Palazzo Isimbardi: a tal punto che, ieri, Penati, per protesta aveva disertato la prima scaligera. Assenza passata, in verità, quasi inosservata nel foyer del teatro del Piermarini, dove la parte del leone lha fatta naturalmente il nuovo corso del sovrintendente Lissner. Ma luscita di Buttiglione ha fatto centro, con quel preannuncio del «passaggio da sette a nove poltrone nel cda» e la garanzia che «le porte per la Provincia restano sempre aperte». Impegni che seguono la lettera indirizzata da Gabriele Albertini allo stesso Penati, dove il sindaco spiegava «che la fondazione Scala è un ente di diritto privato», che «il numero dei voti in assemblea è definito sulla base dellapporto di capitali» e, quindi, che «nel cda siedono i rappresentanti di enti e sociatà che nei nove anni di vita della Fondazione hanno versato importi da 10 a 60 volte superiori a quelli della Provincia». Come dire: oltre allallargamento dei posti - su cui il ministro Buttiglione ha dato assicurazione - serve che la Provincia versi una congrua cifra ovvero 5,2 milioni di euro per la parte patrimoniale.
E se lassessore provinciale alla Cultura, Daniela Benelli fa sapere che «abbiamo cominciato a versare la prima quota» e che «se prevarrà il buonsenso, daremo anche un contributo alla gestione», Penati aggiunge che «contributi di collaborazione non saranno solo di natura economica».
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