C’è chi ne vuole altre: «Combattono lo stress»

Piera, architetto: sono utili perché mitigano il microclima attorno. Stefania, casalinga: ma vanno curate, invece c’è gente che le usa come lavatoi

Da un testo del 1945 di Alessandro Visconti e Ulderico Tegani intitolato «Le fontane di Milano» si apprende che sotto la grande vasca del monumento a Giuseppe Grandi, che risale al 1936 a opera dello scultore milanese Werther Sevér, era stato ricavato un rifugio antiaereo che ha funzionato egregiamente durante l’ultima guerra. Sono molte le curiosità legate ai piccoli specchi d’acqua milanesi. Altri esempi? La piramide a base quadrangolare in serizzo della Valmasino e bianco di Montorfano da cui sgorga l’acqua della grande fontana di piazza San Babila pesa la bellezza di 70 tonnellate.
Invece la «Fontana delle quattro stagioni» di piazza Giulio Cesare, davanti all’entrata principale della Campionaria è la più grande di Milano. L’architetto Renzo Gerla la ultimò nel 1927 e la ornò con statue vicentine ricalcate su originali del Settecento. Il ritratto dell’Estate fu rovinato dallo scoppio di una bomba diretta a Vittorio Emanuele III. Ma anche più tardi la fontana subì danni causati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, tanto che nel 1953 fu riparata dallo scultore Eros Pellini. Di Gerla è pure la fontana posta nel 1932 nei giardini di via Benedetto Marcello.
Invece ispirò la poetessa Ada Negri la fontana-monumento dedicata a Pinocchio oggi colpevolmente relegata in un cantiere in corso Indipendenza. L’opera in bronzo è dello scultore Attilio Fagioli e ritrae un bambino che dall’alto indica divertito un burattino esanime. Sul piedistallo c’è scritto: «Com’ero buffo quando ero un burattino...». E Ada Negri completò: «E tu che mi guardi sei sicuro di aver domato il burattino che vive in te?». In piazza Castello troneggia la fontana forse più amata dai milanesi. La «torta degli sposi» venne ingrandita nel 1940 a opera della Aem e in particolare dell’ingegner Lazzaro Pasini. Nei Sessanta venne «impacchettata» per consentire i lavori della Mm e solo da poco ha rivisto la luce. Dal centro della fontana, detto «tamburo», può sollevarsi un getto d’acqua alto 15 metri grazie al lavoro di nove pompe che mantengono anche il giro continuo dell’acqua. Le fontane da sempre ispirano anche grandi artisti: in piazza Tricolore la fontana intitolata «Cielo mare e terra» sormontata da una grande aquila di bronzo è opera di Aligi Sassu, mentre la fontana ai Marinai d’Italia nella omonima piazza abbellisce una statua in bronzo alta sei metri e mezzo ideata dallo scultore Francesco Somaini.
Ma di fontane sono disseminati anche i cortili della Milano aristocratica. A partire da quella esagonale ubicata nella Corte ducale del Castello Sforzesco che risale al Quattrocento. Nel cortile di Palazzo Cusani, in via Brera, ci sono due belle fontane. Un’altra è visibile nel cortile di piazza Duse 2 mentre solo in corso Venezia ce ne sono cinque: due rispettivamente al 20 e al 48 e una in marmo al civico 36. Più moderna ma famosa per la sua tipica forma a T rovesciata, è la grande vasca nel cortile della Casa della Fontana in viale Vittorio Veneto 24, mentre un’altra fontana antica a forma di nicchia è sotto il portico di palazzo Brivio in via Olmetto. Rinomato per la sua innocente bellezza è anche il Cupido nudo in marmo che si erge sulla vasca in pietra della fontana che zampilla nel cortile di via Bigli 21.
Non sono che alcune perché ai milanesi le fontane piacciono da sempre. E i loro commenti raccolti a «bordovasca» in giro per Milano confermano. Dice Gigi, 48 anni impiegato, mentre contempla la fontana in piazza Leonardo: «Non solo devono essere tenute pulite ma bisognerebbe costruirne ancora: così si abbasserebbe un po’ la falda e non saremmo invasi dall’acqua ogni volta che piove». Stefania, casalinga 30enne guarda sconsolata la fontana asciutta in piazza Stovani: «I milanesi non sanno quello che hanno. Questa è stata chiusa perché i barboni ci facevano il bucato. Se solo fossero più frequentate da gente normale, le fontane di Milano sarebbero di certo più decenti». Piera, architetto con bambina al seguito, quando può passa una mezz’ora alla fontana di piazza Marinai d’Italia: «Le fontane vanno rivitalizzate: sono un antidoto antistress e mitigano il microclima tutt’attorno quando l’estate si fa torrida. Però senza getti e zampilli sono un po’ tristi, come i cappellini da donna senza pennacchi e velette».


Un’ultima curiosità: il regolamento di Polizia urbana del Comune fa espresso divieto di ingombrare in qualunque modo le bocchette delle fontane o di lordarle. L’ammenda prevista parte da 18 euro e arriva fino a 180. Già, ma chi fa valere le regole?

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