Gianandrea Zagato
Cè quel Sante Gaiardoni che fu mattatore del Vigorelli e che, il 28 e 29 maggio, con la lista Gaiardoni per acchiappare voti tra gli «anta» propone «viagra gratis per tutti». Cè lautonomo Francesco Purpura (Rifondazione) che travestito da agricoltore non vuole più rose e tulipani nei giardini di Milano bensì rigogliose piante di marijuana e cè pure Antonio Petrali, figlio del tabaccaio Giovanni di piazzale Baracca, che la Lega candida come simbolo del diritto di autodifesa.
Questo e altro ancora nelle trentaquattro liste che, domenica e lunedì, reclamano consensi dai milanesi. Battaglione di candidati al consiglio comunale dove, sorpresa, cè pure uno dei prodi autonomi di corso Buenos Aires: Walter Ferrarato, fresco di scarcerazione, che sotto le insegne della lista Comunista in cambio del voto garantisce «resistenza e attacco» contro il sistema per dare «un segnale antifascista a Milano». Il resto del programma di Ferrarato, be ve lo risparmiamo. Così come sintetizziamo in uno slogan limpegno di governo del leghista Josè Borsani: «Valorizzare e non abolire limmigrazione» favorendo il flusso migratorio dallEst europeo. Visione su cui potrebbe aprire un vivace dibattito nellaula di Palazzo Marino con Gianpiero Vincenzo dellItalia dei Valori, che alla moschea di via Meda è più noto come Ahmad Vincenzo: già, Antonio Di Pietro ha in lista uno scrittore convertito allIslam ma salde radici in quel di Napoli. Duetto con un terzo incomodo: Dijana Pavlovic che si candida con la lista Fo e ha un sogno nel cuore, portare in quellaula lorgoglio della sua gente, dei rom. Etnia studiata sui libri dalla sociologa Francesca Zajczyk, che corre per lUlivo (in quota Ds) e che, rispetto ai suoi competitor, ha una sfida in più rispetto agli altri: il cognome ostico da scrivere su quella scheda dove però si potrà scrivere Zaicic come si legge.
Semplificazione regolamentare depositata allufficio elettorale che ritiene validi anche quei voti destinati ad Alberto Padovani (Partito socialista - Nuovo Psi) pure se sulla scheda cè scritto Prezzi e che, attenzione, Carla De Albertis (Alleanza nazionale) sfrutta sia nella versione «detta Alberti» che in quella «detta Albertis». Possibilità non utilizzata né da Montserrat Soler Y Teixido (Pensioni & Lavoro) né da Gebril Attia El Tabakh (Europa federale). Impresa niente male segnare, quindi, sulla scheda-lenzuolo di quasi un metro questi due candidati. Svantaggio che Europa Federale compensa presentando un trio familiare: lex consigliere del comune di Norimberga Giuseppe Troja - che ha un ambizioso obiettivo: «lottare per il futuro della nuova generazione» - e i suoi due figli, Gaspare e Rosalinda. Figli darte come Elisabetta Fatuzzo (Pensionati) che, ad ogni tornata elettorale, è sempre in pole position nella lista fondata dal papà Carlo, mentre la Rosa nel Pugno punta su un cugino. Non della dinastia Fatuzzo bensì di quella Agnoletto, sì cugino di quel Vittorio noto alle cronache nazionali per il G8 di Genova: si tratta di Camillo Vittorio Agnoletto che è nella testa di lista dei laici socialisti liberali e radicali. Ma cè pure un genero: Marco Osnato (Alleanza nazionale) imparentato con Romano La Russa e nipote, dunque, di Ignazio.
Scorrendo i quasi millecinquecento aspiranti consiglieri comunali ci si imbatte anche in una pattuglia di giornalisti: Pino Nicotri (Rifondazione), Stefano Camozzini (Rosa nel Pugno) e Bruno Perini (Rifondazione) che, tra laltro, è autore di due biografie dello zio Adriano Celentano.
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