da Milano
Sembrava che il Mose, il sistema di dighe mobili contro l'acqua alta a Venezia, fosse un capitolo destinato alla chiusura. Sbagliato. Il sindaco lagunare Massimo Cacciari e i rappresentanti dei comitati «no Mose» hanno chiesto al Parlamento europeo di bloccare i lavori in corso (avviati da Berlusconi e approvati da Prodi) e hanno invitato una delegazione di eurodeputati a valutare di persona la portata delle opere in costruzione. I comitati hanno presentato una petizione di 12mila firme, mentre Cacciari ha scritto una lettera che rilancia «proposte e indicazioni» formulate dal Comune (e già bocciate dal governo Prodi) per rilanciare «altre modalità di intervento per la salvaguardia di Venezia, meno costose e realizzabili in tempi brevi».
Le mozioni sono state presentate ieri alla Commissione petizioni dell'assemblea di Bruxelles. E si è aperta una pericolosa crepa all'interno del centrosinistra. Davanti alla commissione, infatti, è intervenuto come rappresentante del governo italiano l'ex ministro Paolo Costa (Margherita), predecessore di Cacciari come sindaco e ora parlamentare europeo; a fianco dei comitati ambientalisti si sono invece presentati un eurodeputato di Rifondazione e uno dei verdi.
Costa ha difeso il progetto delle dighe mobili alle bocche di porto in laguna, forte anche della decisione presa dal governo lo scorso novembre. Il testo, proposto da Antonio Di Pietro, aveva diviso il Consiglio dei ministri: per uscire dall'imbarazzo, Prodi aveva posto ai voti la relazione incassando cinque «no» (contrari Ferrero, Pecoraro Scanio e Mussi, astenuti Bianchi e Damiano). Il voto del governo doveva mettere la parola fine sulla faccenda, tanto più che pochi giorni dopo anche il Comitatone aveva fatto propria la posizione dell'esecutivo.
Il fronte dei dissidenti, tutto interno alla sinistra, ha replicato attraverso gli europarlamentari Roberto Musacchio (Rifondazione) e Sepp Kusstatscher (verde), che hanno rilevato il mancato rispetto di norme comunitarie sull'assegnazione dei lavori e sull'impatto ambientale. Ieri dunque sul Mose si è ricostituito l'asse formatosi le scorse settimane in politica estera, con il governo appoggiato dal centrodestra e osteggiato invece dalla sinistra radicale. Situazione imbarazzante, che ha costretto Musacchio a precisare «di agire in qualità di europarlamentare», cioè di volersi tenere lontano dalle questioni italiane.
Costa è stato durissimo: ha definito «desolante» che eurodeputati di estrema sinistra «chiedano di ridiscutere la decisione presa dal governo e dal Comitatone. E ancor più preoccupante è constatare il disprezzo istituzionale del sindaco Massimo Cacciari al progetto».
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